CINQUEFRONDI – Preoccupano le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente, Clini, che dichiara chiusa la procedura sul rigassificatore di Gioia Tauro, attraverso la firma dell’ultimo decreto di valutazione di impatto ambientale. Una notizia probabilmente ad orologeria, permea di speculazioni per rassicurare l’opinione pubblica nei giorni della crisi del gas. Scene già viste: ogni volta che il termometro si abbassa oltre la media, viene agitato lo spauracchio dell’inverno al freddo. Del resto, però, le notizie di questi giorni hanno dimostrato l’inaffidabilità degli impianti di rigassificazione, con uno dei due impianti italiani, quello di Rovigo, fuori uso per il mare mosso che impedisce alle navi di attraccare e scaricare il GNL; eventualità prevista anche nella prima VIA presentata dalla LNG Medgas per l’impianto di Gioia Tauro, che sorgerebbe in un’area marittima tradizionalmente sottoposta a forti mareggiate nel periodo invernale e primaverile. Il maggiore fabbisogno di gas si fronteggia normalmente sfruttando le flessibilità dei tubi dall’Algeria e dalla Libia e ricorrendo a gas in stoccaggio. Quando serve si sfruttano i contratti interrompibili di consumatori industriali, che già ricevono un compenso per aver fornito questa loro disponibilità a fare da cuscinetto. Ogni volta che ci si trova di fronte a questi problemi si cerca di attrarre l’interesse politico e dell’opinione pubblica sulla necessità di nuove infrastrutture di trasporto, senza tenere in considerazione che quelle esistente soddisfano ampiamente il nostro fabbisogno di gas su scala nazionale. Speriamo inoltre che l’ultima valutazione di impatto ambientale non contenga le stesse tipologie di dati contenute nella prima, fondata su dati tecnici obsoleti, remoti e pertanto non attendibili: a titolo esemplificativo, i dati della direzione e della velocità del vento si riferiscono alla Stazione meteorologica di Lamezia Terme, per un periodo di osservazione compreso tra il 1978 e il 1991; lo studio delle temperature prende in considerazione un periodo che va dal 1977 al 1991; per ciò che concerne la qualità dell’aria, viene considerato che “l’area del sito prescelto è caratterizzata dalla presenza di alcune industrie […], dalle emissioni dell’autostrada A3 Napoli – Reggio Calabria [sic!], e della strada Strada Statale n. 18 […]. In base a tale situazione si può ritenere che lo stato della qualità dell’aria sia comunque tipico delle zone rurali e quindi abbastanza buono”. Non si capisce perché il Governo Monti, che si dimostra ancora una volta lontano dagli interessi primari del sud Italia, in un’epoca di tagli indiscriminati, decida di foraggiare i grandi colossi dell’energia con gli aiuti concessi al settore dei rigassificatori, che verrebbero pagati dai cittadini: è infatti prevista da una delibera AEEG, per 20 anni, la copertura di gran parte dei costi e dei rischi economici degli impianti, dopo le pressioni della Commissione Europea che ha aperto una procedura d’indagine per gli aiuti di Stato. Nel preannunciare un ordine del giorno alla Provincia in merito al rigassificatore di Gioia Tauro, invito i sindaci dei Comuni interessati ad assumere gli opportuni provvedimenti in seguito alle ultime novità romane, ed in particolare l’appello lo rivolgo al sindaco di San Ferdinando che non ha ancora assunto alcuna posizione ufficiale rispetto invece ai colleghi di Rosarno e Gioia Tauro.