ARRIVANO DALL’AFRICA, dal Medio Oriente, qualcuno anche dall’Asia. Sono i volti senza nome degli immigrati che ogni giorno giungono sulle coste italiane, Calabria e Sicilia le destinazioni principali. A portarli a riva, nel corso degli ultimi sbarchi, le navi militari nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum”. Giunti sulla terra ferma, per loro inizia la procedura del riconoscimento attraverso la fotosegnalazione e l’archiviazione delle impronte digitali che fa la Questura della città in cui avviene la prima accoglienza. Il fenomeno dell’immigrazione che sta vivendo in questo momento il nostro Paese è principalmente legato alla richiesta di asilo. Ogni immigrato che intenda ottenere la protezione internazionale deve farne formale richiesta durante l’identificazione in Questura. A questo punto viene loro rilasciato un ticket identificativo, dove sono indicati il nome, fornito da loro, la data di nascita e la nazionalità. La procedura per ottenere lo status di rifugiato è rigida e passa attraverso i Centri di accoglienza per richiedenti asilo, i cosiddetti Cara. In Calabria c’è uno dei Cara più grandi d’Europa, ad Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. Qui vengono spediti i modelli di richiesta compilati dalla Questura. Solo in quel momento inizia la procedura per ottenere lo status di rifugiato. Dalla città in cui sbarcano, gli immigrati vengono destinati prima nei centri di primo soccorso e poi o al Cara oppure nei comuni in cui è attivo lo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, istituito dal Ministero dell’Interno e gestito dall’Associazione nazionale Comuni italiani. In Calabria ci sono diversi progetti Sprar. Uno di questi è nel comune di Isca sullo Ionio. Un centro con poco più di mille abitanti dove vivono 23 giovani richiedenti asilo. Sono tutti uomini poco più che maggiorenni, in attesa del permesso di soggiorno temporaneo per poter vivere liberamente in Italia. Negli Sprar calabresi, arrivano anche immigrati provenienti da altre regioni, mandati in Calabria per sovraffollamento. Con gli ospiti dello Sprar di Isca è possibile parlare grazie all’aiuto della mediatrice linguistica, Ines La Croce, e all’operatore sociale Domenico Mongiardo che li sostengono nell’integrazione. “Uno degli obiettivi principali dello Sprar – spiega Ines La Croce – è appunto far in modo che i ragazzi riescano a sentirsi parte integrante del tessuto sociale e questo avviene principalmente con l’apprendimento della lingua italiana”.
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