REGGIO CALABRIA – Dopo il rinnovarsi della polemica sull’eventualità di esporre i Bronzi di Riace all’Expo di Milano, e subito dopo l’annuncio del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini dell’istituita di una commissione di esperti per valutare i rischi dell’operazione di “trasportabilità”dei Bronzi di Riace. A seguito dell’intervento nel dibattito avviato dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, che con una lettera congiunta al Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni chiede a Franceschini di valutare bene se esporre a Milano durante l’Expo “i due Bronzi di Riace, che soltanto ignoranza e malafede legano esclusivamente alla Calabria”. Sinistra in movimento non può che essere contraria alla trasferibilità dei Bronzi all’Expo, non per spirito municipalistico o per motivazioni di tutela artistica che lasciamo agli specialisti, ma perché la polemica nasce su un terreno sbagliato: le argomentazioni addotte sono meramente “economiche”. Si parla di incassi da 15 milioni di euro, di cui la Calabria potrebbe avere 5 milioni.
Noi siamo fermamente convinti che finché la politica artistico-culturale si farà asservire dalle leggi di mercato non andremo da nessuna parte! L’Italia, non solo la Calabria, ha il patrimonio artistico più invidiato al mondo. E molte di queste “bellezze”del passato sono visibili a tutti, senza dover pagare pedaggio. Eppure non riesce a mettere in campo una politica di investimenti a lungo termine connessi con lo sviluppo del turismo. I Bronzi devono rimanere a Reggio Calabria perché l’universalità dei valori passati di cui sono portavoce non si può cogliere se esautorata dal contesto di riferimento: la Magna Grecia. Non sono ancora terminati i lavori al Museo Nazionale che permettono di rivederli in tutto il loro splendore e già li vogliono togliere! Cosa hanno fatto le istituzioni locali per agevolarne la visione e favorire il turismo locale? Niente! E lo stesso dicasi dei governi di Roma.
In una fase storica davvero difficile per il nostro Paese, che sembra avvolto dalla magaria degli incassi e del mercato che ha portato a “tagliare” anziché “investire” in Cultura, forse dovremmo fermarci un attimo e ricordare che l’Arte, la Cultura “servono”non per migliorare le finanze statali (se riusciranno a farlo tutto di guadagnato, ma per questo serve una piano programmatico strutturale di investimenti), ma per educare le coscienze civiche al “bello”. Smettiamola di lambiccarci su come muovere i Bronzi e pensiamo a favorire la trasferibilità di coloro che vorrebbero vedere i Bronzi!