• Oltre il liceo musicale. Da un lettore alcune idee concrete e realizzabili
    06/10/2012 | Salvatore Borelli | Edicola di Pinuccio

    CINQUEFRONDI – Il sapere è democrazia! Sono queste le parole dell’ex procuratore capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone. Una frase che riassume in sintesi tre aspetti: Sviluppo, Consapevolezza, Speranza di legalità che passa necessariamente dal mondo della scuola. Mi sono chiesto sempre perché non pensare ad una politica nuova che parta necessariamente dalle infrastrutture come ad esempio nuovi poli scolastici. Un liceo delle scienze sociali ad esempio risponderebbe a diffuse esigenze provenienti dalla società e dalla cultura tese ad acquisire saperi e competenze nel campo delle Scienze umane e sociali e di comprendere le dinamiche del vivere sociale, i codici linguistici e comunicativi, al fine di provocare comportamenti controllati e consapevoli. La caratteristica del  Liceo sarebbe l’unitarietà dei saperi, vale a dire un’equilibrata coniugazione di: Saperi Linguistico-letterari-filosofico-storici in grado di sviluppare lo spirito critico del giovane. Saperi scientifici e tecnici in grado di sviluppare “competenze professionali”, ma anche di far assimilare i valori dell’attività di ricerca (osservazione sistematica, curiosità e creatività intellettuale, sperimentazione pratica, cultura della cooperazione) e la capacità di rimettere tutto in discussione anche come base fondante dell’essere autenticamente democratico.

     

    E’ possibile un indagine a più livelli che consenta di individuare la possibilità di questa ed altri tipi di scuole? La creazione di una scuola  permetterebbe al territorio cinquefrondese di ampliare l’offerta formativa dei giovani con una domanda tesa alla creazione, al potenziamento di servizi come: trasporti, commercio, strutture ricettive, ecc. Quali sono i timori, le paure dei politici rispetto al concetto di sviluppo? Perchè ci si propone al popolo come fautori della democrazia se poi non si ha il coraggio di fare scelte precise e dare il vero nome ai problemi? Perchè una politica fatta di giovani leader si piega alle logiche delle vecchie mentalità che nulla hanno a che vedere con il concetto di cultura in senso lato? La città di Cinquefrondi ha molte possibilità di uscire dal baratro socio-economico e offrire un volto nuovo anche alla politica molto spesso imprigionata all’idea di promuovere idee veloci, popolari realizzabili nel giro di un mandato e nel caso contrario i progetti  sono lasciati a metà e diventano oggetto di accuse e demeriti. Perché dunque non farsi domande serie su idee concrete a lungo raggio?

     

    La cultura solleva il senso civico del diritto di cittadinanza, la cultura coscientizza le menti, “stura” le orecchie ai finti sordi, apre a nuovi linguaggi fornendone la comprensione,  aiuta il saper distinguere il bene dal male, la cultura abbraccia le diversità, la cultura è memoria, la cultura sono i  diritti umani e non violenza e la partecipazione dei cittadini ( cittadinanza attiva ). La cultura in Calabria dovrebbe essere sopratutto legalità. E mentre i vicini di casa sviluppano e continuano a partorire le idee e progetti politici seri, noi stiamo a guardare, agonizzanti. Perché alcune città della piana continuano a “fare scuola” in tal senso? Nonostante problemi molto più grandi dei nostri come illegalità molto più estese e corruzione? Le idee non costano nulla, ma  quale è il prezzo per poterle realizzare?