IL COORDINAMENTO DONNE del Sindacato Unitario Lavoratori Pubblico Impiego della Regione Calabria, nel leggere l’articolo pubblicato ieri da “Il fatto quotidiano” a firma del Sig. Naso Domenico, titolato “Calabria, la donna non vale nulla” sente la necessità di entrare nel merito delle considerazioni fatte dall’articolista a difesa di un mondo femminile improntato sui principi fondamentali del vivere civile. Coraggio, cultura, tenacia e determinazione sono alcuni degli elementi che contraddistinguano l’essere donna in Calabria. Le affermazioni gratuite e riferite ai primi anni 90 del Sig. Naso, sono state superate e, la narrazione di quel modo di essere donna, succube di un “Dio” maschile, forse esiste ancora, ma soltanto, nella testa di un giornalista musicante e poco attento ai fatti calabresi. Il dramma della morte di Fabiana Luzzi ha sconvolto l’intero mondo femminile, non solo quello calabrese, così come accade quando queste tragedie si consumano nel resto del Paese. Ricondurre questo tragico evento a una forma mentis di sottocultura dell’essere donna, in una regione come la nostra, è veramente di una vergogna inaudita. La vita è sacra a qualsiasi latitudine e longitudine. Siamo offese, indignate e molto arrabbiate per quello che è stato scritto nei nostri confronti. Non sappiamo a quale epoca sia rimasto il Naso, ma sappiamo di essere donne al pari di quelle che vivono nel resto d’Italia e del mondo intero.
L’affermazione del giornalista Naso “non mi ha colpito per nulla la tragedia di Corigliano Calabro” sta a significare che tutto era previsto o prevedibile. A questa frase rispondiamo solo con i tanti esempi di donne importanti e coraggiose, al punto tale da rischiare la vita per il bene del Paese intero. Gli esempi di donne vere e impegnate libere dai tabù, tanto cari al Naso, sono talmente tanti da far saltare l’operato degli uomini più illustri del nostro tempo ma, nonostante tutto, di queste figure femminili se ne parla poco per paura di ricondurre a certezza il principio di uguaglianza tra i due sessi. Forse su questo aspetto sarebbe bene riflettere e far valere la buona pratica delle madri di famiglia, al contempo, lavoratrici esemplari che riescono a coniugare lavoro e casa senza sminuire gli uomini con cui vivono. Questa è la realtà calabrese, con tanti problemi esistenziali combattuti in prima linea proprio dalle donne. Tenacia, convinzione, conoscenza, visione degli obiettivi e tanta voglia di fare, sono le caratteristiche che hanno cambiato la morfologia dell’essere donna in Calabria.
Potremmo sforzarci di comprendere il senso dell’articolo, ma, la definizione della donna “oggetto” non è una prerogativa della Calabria. Forse le colpe sarebbero da addossare a taluni programmi televisivi e, non ultimi, alcuni esempi offerti dai rappresentanti politici. Infine, ci teniamo a sottolineare che l’impegno concreto manifestato dalle donne ai vari livelli istituzionali e nel mondo del lavoro, in una terra abbandonata dalla politica ma sfruttata dai politicanti, assume un valore aggiunto rispetto a quello espresso in altre regioni ricche e ben rappresentate. Le donne indignate della Calabria.