POLISTENA – Con le nostre scelte amministrative vogliamo proporre un metodo nuovo, che si fonda sulla reale valutazione del momento, e su cui sarebbe opportuno aprire una discussione seria con gli altri sindaci del territorio.
Ciò che abbiamo scelto a Polistena è la via del dialogo con i cittadini, fondato sulla reciproca condivisione della grave difficoltà economica. L’Amministrazione Comunale per l’anno 2014 ha deciso, ad esempio, di non aumentare i tributi, ed in alcuni casi come per la TASI stabilendo una soglia di esenzione per i redditi più bassi.
Dal nostro punto di vista, è preferibile mettere in condizione i cittadini di pagare i tributi lasciando bassa la tassazione, piuttosto che gonfiare i bilanci con entrate che non arriveranno mai e che nel tempo potrebbero anche pesare come residui passivi sulla cassa di ogni singolo comune.Qualunque cittadino, infatti, dinanzi ad una bolletta salata, si farà ragione per non pagarla. Viceversa, la scelta politica dell’Amministrazione Comunale di Polistena è stata quella, oltre che di mantenere una tassazione equa e progressiva, di immettere nel circuito civico, nuove risorse pubbliche in grado di sostenere i redditi e risvegliare l’economia.
L’assegno di sopravvivenza erogato a 62 famiglie senza reddito, l’incentivo di 400 Euro per la rimozione dell’eternit dai tetti, sono altri due esempi, attraverso cui si è scelto di restituire risorse ai cittadini, impegnando complessivamente 150.000 circa di fondi di bilancio con ricadute benefiche sul tessuto sociale e sul ciclo economico e produttivo locale.
Il modello utilizzato a Polistena è l’opposto del protocollo del “pareggio di bilancio” imposto dal Governo italiano e dall’Unione Europea che, sbagliando, considerano i comuni come organi autosufficienti dal punto di vista finanziario.
Nessun comune nel Mezzogiorno può essere autosufficiente e se si continuerà di questo passo il risultato sarà quello, altrochè risanare i bilanci in rosso, di incrementare il disavanzo “reale” dei municipi, che tra qualche anno non saranno in grado neppure di poter garantire servizi essenziali alla popolazione come acquedotto, rifiuti, depurazione, energia elettrica.
Stanno per materializzarsi le prime aberranti conseguenze del fiscal compact codificate pure nel decreto legge n. 66/2014 approvato dal Governo Renzi, che tagliando altri 900 milioni ai comuni, ha accelerato l’impoverimento dei principali centri statali di spesa pubblica, tra cui figurano anche scuole ed ospedali.
Pertanto, occorre scuotere gli animi e prendere coscienza affinchè si auspichi una politica della “restituzione di risorse e di servizi a i cittadini”, invertendo la fallimentare politica economica del Governo, dell’UE e delle banche, principali responsabili della miseria crescente sui territori.