REGGIO CALABRIA – Quando un lavoratore dichiara persino di rinunciare al proprio tfr pur di salvare l’azienda presso cui lavora, credo che ogni soggetto interessato anche potenzialmente alla vertenza Piana Ambiente debba esercitare qualunque azione utile ad evitarne il fallimento, quantomeno dal punto di vista dell’offerta di una progettualità politica. Se si è arrivati ad avere un credito di 4 milioni di euro è perché, soprattutto in passato, si è fatto credere ai Comuni che un servizio come quello della raccolta dei rifiuti non sarebbe mai stato sospeso a prescindere dal pagamento delle rispettive quote, cosicché i tagli da un lato e gli sprechi dall’altro hanno messo in ginocchio un intero sistema ed in particolare l’anello debole della società Piana Ambiente. Infatti, si registra ancora una volta, che i lavoratori sono costretti, loro malgrado, a subire l’incapacità di chi, a tutti i livelli, Regione in primis, non è riuscito a trovare una soluzione al dramma rifiuti in Calabria e nella Piana di Gioia Tauro, ma che si ricorda del nostro territorio solo quando si tratta di inquinarla, di fare falsi proclami al porto e di tagliare servizi come con le linee taurensi. Per l’ennesima volta la privatizzazione di un servizio, che doveva rimanere pubblico traspare in tutto il suo fallimento ed a pagarne le conseguenze dopo i lavoratori sono anche i cittadini che onestamente pagano le bollette per poi trovarsi immersi nei rifiuti con grossi rischi igienico sanitari e senza alcuna rapida e serena prospettiva.
Data quasi per scontata da parte del presidente la messa in liquidazione della società, bisogna spingere con responsabilità verso la definitiva chiusura di questa triste esperienza per dar vita ad un nuovo consorzio interamente pubblico, rispetto al quale nessuno dei 33 Comuni può tirarsi indietro perché significherebbe mettere in serio rischio il posto di lavoro dei 105 lavoratori attuali. Inoltre, la nuova società se decidesse di investire seriamente sulla raccolta differenziata porta a porta, potrebbe dar vita anche a tanti nuovi e reali posti di lavoro a dispetto di ciò che specularmente si tenta di far credere con il raddoppio dell’inceneritore e del costruendo rigassificatore di San Ferdinando. In questa nuovo soggetto interamente pubblico voglio augurarmi che un ruolo altrettanto importante lo voglia rivestire la Provincia, la quale potrebbe essere in grado di seguire con attenzione la fase gestionale del servizio da erogare ai cittadini, in quanto, tramite la Sviprore, dovrebbe curare sia la bollettazione che il recupero del coattivo, al fine di evitare che il nuovo soggetto possa trovarsi coinvolto negli stessi problemi oggi vedono protagonista in negativo proprio Piana Ambiente. Una seria classe politica deve immediatamente sgombrare il campo dalla ipotesi della cassa integrazione ed adoperarsi per fare in modo che cittadini e lavoratori non paghino sulla propria pelle le conseguenze di una cattiva gestione delle risorse o delle difficoltà finanziarie in cui versano i comuni.
1 commento
sandro
12 marzo 2012 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Come ribadito in precedenza di Piana Ambiente come struttura non me ne frega niente ma piena solidarietà ai lavoratori che per l’ennesima volta sono stati truffati da un sistema capitalistico e incapace di dare risposte serie al problema occupazione in questa terra martoriata dalla politica personalistica e dal malaffare. Condivido in pieno il documento di Giuseppe Longo. Avanti con le lotte è ora di muoversi tutti siamo quasi in dittatura