POLISTENA – A distanza di tre anni, l’archiviazione del procedimento penale disposto dal GIP su richiesta del PM, pone fine ad una vicenda che destò non poca sensazione in città. Nel luglio 2011, a seguito di un’indagine di polizia condotta dalla Digos della Questura di Siena in collaborazione con la Guardia di Finanza, i poliziotti entrarono in azione all’interno di un Call Center di Polistena, in via Montegrappa, traendo in arresto uno dei dipendenti, Michele Raso, e denunciando a piede libero altre 6 persone: Salvatore Giovinazzo, Gabriele Tigani(entrambi soci della GT Contact oggetto di indagine), Andrea Calopresti, Vittorio Masci, Andrea Marino ed Elio Puoti. L’accusa mossa nei loro confronti era quella del concorso nei reati di truffa, di associazione a delinquere e di sostituzione di persona. L’indagine di polizia venne denominata operazione “A.s.t.o.r.e”, ovvero “Associazione a delinquere truffe organizzate riviste editoriali”.
Il giorno dell’operazione Astore, in conferenza stampa, il capo della Digos di Siena, titolare dell’indagine, il vice questore dott.ssa Alessandra Belardini, riferendosi agli operatori del call center di Polistena sottoaccusa, parlò di una “banda di truffatori”, che “spacciandosi per appartenenti alle forze dell’ordine o a sindacalisti delle forze armate” inducevano le persone contattate telefonicamente ad acquistare delle riviste, esercitando ogni sorta di pressione. La vicenda ha portato ora, la Procura di Palmi, nella persone del GIP dott. Paolo Ramondino, ad archiviare il caso accogliendo la richiesta del PM dott. Luigli Iglio, dal momento che “quanto emerso dalle indagini non consente di sostenere l’accusa in giudizio nei confronti degli indagati”.
Sostanzialmente, in termini squisitamente giuridici, secondo l’avvocato Salvatore Longo del Foro di Palmi, difensore di fiducia degli operatori del call center di Polistena, il PM prima ed il GIP dopo, hanno “ritenuto che non vi sono elementi per esercitare l’azione penale perché infondata la notizia di reato”. Questo il commento di Salvatore Giovinazzo e Gabriele Tigani, soci della GT Contact, rimasti coinvolti nella vicenda: “E’ pur vero che alla fine ha prevalso il senso di giustizia, ma il prezzo pagato è stato altissimo e certamente gli strascichi saranno sicuramente difficili da metabolizzare e da smaltire”.