POLISTENA – Il consiglio comunale aperto tenuto dall’amministrazione comunale di Polistena presso la centralissima Piazza della Repubblica, sede dell’agorà cittadina, è stato un momento edificante di scambio di idee e di riaffermazione di posizioni unitarie contro la sopraffazione e la cultura mafiosa che troppo spesso presenzia nei nostri paesi. Con il titolo già di per sé un programma : “Polistena non si piega”. Molte le presenze a testimoniare l’unitarietà degli intenti che le varie amministrazioni pianigiane hanno voluto tributare allo sfortunato assessore Mujà vittima di una intimidazione, presumibilmente mafiosa, ai danni di una propria autovettura attraverso l’esplosione di ben 4 colpi di fucile che hanno attinto dall’esterno l’automezzo parcheggiato all’interno l’abitazione di residenza. Tra i volti istituzionali che hanno preso parte al civico consesso vi erano, oltre le rappresentanze della locale stazione dei Carabinieri e del commissariato di P.S, tra gli altri, il sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi, quello di Galatro Panetta, il vice sindaco di Cinquefrondi Bellocco,il sindaco di Melicucco Nicolaci, rappresentanze dei comuni di Cittanova e San Giorgio Morgeto, ed il sindaco di Giffone Alvaro. E poi molti semplici cittadini plaudenti per l’iniziativa di riportare la politica in piazza, al suo luogo naturale, ed una folto gruppo di giovani delle attività “Estate Ragazzi” degli oratori parrocchiali S. Tommaso d’Aquino e del duomo cittadino che con la loro vivacità hanno stemperato il clima.
Il dibattito si è infiammato quando il sindaco Tripodi prendendo la parola si è soffermato sull’accaduto, non mancando di rimarcarne la matrice terroristico-mafiosa, evidenziando come l’amministrazione sia platealmente scesa in piazza a condividere il triste fatto con la gente non rinchiudendosi dentro le mura del palazzo. Indi ha ripercorso i diversi atti intimidatori che hanno colpito nel tempo gli esponenti del locale partito del Pdci intendendo sempre respingere con fermezza tali attentati anzi invitando a raccolta per il contrasto alla mafia la gente onesta, quale portatrice sana di valori da diffondere per un rinnovamento della stagione della legalità. Inoltre ha ribadito il concetto, più volte espresso anche in campagna elettorale, del convinto respingimento delle infiltrazioni mafiose presso il palazzo comunale, poiché il contrasto a tali loschi interessi non dev’essere già atto d’eroismo, bensì dovere morale di ciascuno per vivere un pieno diritto alla normalità. Egli ha rimarcato che il vile atto patito dall’assessore Mujà è esso stesso atto contrario all’amministrazione comunale ed estensivamente contro tutta la cittadinanza polistenese, volendo comunque riaffermare la presente come la stagione del cambiamento irreversibile. Infine ha auspicato una inversione di tendenza nelle linee di governo dell’esecutivo nazionale bacchettandolo per una manifesta disattenzione verso le esigenze del sud che regala terreno e consenso alle zone grigie ed apre le maglie allo strapotere vessatorio della mafia.
Concludendo, con l’augurio della cattura dei responsabili che con il loro malaffare possono mettere a repentaglio la vivibilità della città, al triplice grido, quasi un sussulto liberatorio, “non ci fermiamo”. Si sono poi registrati, in un dedalo oratorio, gli interessanti interventi di alcuni trai convenuti tesi a manifestare la volontà solidale all’assessore Mujà. Hanno preso la parola Giuseppe Zampogna sindaco di Scido e presidente della Città degli Ulivi, poi l’assessore provinciale alla cultura ed alla legalità Lamberti, quindi l’on. Mommo Tripodi storico ex sindaco della città, poi il segretario regionale del Pdci Tassone, i sindacalisti Calogero della Cgil e Musolino della Cisl, il segretario regionale del Pdci Michelangelo Tripodi ed Enzo Tromba commissario regionale per Idv, fino agli interventi della minoranza da Laruffa a De Pasquale, passando per Roselli. Ma la chiosa di riflessione è stata elargita magistralmente da don De Masi, che nel suo breve intervento ha esortato i cittadini onesti a riappropriarsi del territorio, a prendere coscienza delle corresponsabilità nelle azioni di vita quotidiana che regolano i rapporti di una comunità, a non accettare l’offesa della propria dignità dinanzi ai tracotanti di turno, a rifuggire dalla mentalità mafiosa e dalla cultura dell’illegalità per decidere finalmente da quale parte stare. E da illuminato sacerdote ha voluto regalato un insegnamento significativo, indirizzando ai malavitosi un anatema forte che si staglia sulle coscienze; egli ha, ancora una volta e meglio, voluto evidenziare l’incompatibilità tra il Vangelo e la condotta mafiosa. Una moral suasion esistenziale per chi ha orecchi per intendere