REGGIO CALABRIA – La Commissione Europea si è finalmente pronunciata sull’istituzione della Zes presso il Porto di Gioia Tauro, per bocca del commissario europeo ai trasporti Siim Kallas, il quale apre politicamente ma – ed è un “ma” bello grosso – pone parecchi e importanti paletti. Uno tra tutti: niente aiuti di Stato. Gli Stati membri della UE, insomma, sono “liberi di istituire e modificare delle Zone Economiche Speciali purché tali zone siano all’interno delle regioni assistite della carte degli aiuti regionali e gli eventuali incentivi fiscali o altre agevolazioni siano conformi alle disposizioni in materia di aiuti di Stato a finalità regionale”. Il rischio che gli incentivi per la Zes vengano dichiarati come aiuti di Stato (e perciò bloccati) e la circostanza per cui – come dimostrato ancora una volta dalle cronache recenti – i bandi del Ministero dello Sviluppo Economico e della stessa Regione continuano ad andare deserti, mettono in serio pericolo il futuro già evanescente del porto gioiese, presentato sin dalla sua fondazione come volano dello sviluppo del Mezzogiorno e della “resurrezione” della Calabria stessa ma ancora oggi, dopo due decenni, sottoutilizzato e, anzi, sempre più assente dal dibattito politico. Il Porto di Gioia Tauro è il più grande terminal per trasbordo del mar Mediterraneo e per la sua costruzione sono stati “distrutti” chilometri di costa, sacrificio che rischia di risultare una volta per tutte più che vano vista l’ineluttabilità con cui gli altri porti mediterranei stanno lentamente recuperando il distacco.
La stessa Maersk, pur annunciando il suo ritorno a investire nel porto calabrese, continua a titubare, rendendo legittimo il dubbio che qualora trovasse maggiori interessi in altri scali potrebbe lasciare le banchine gioiesi vuote per sempre. Ecco perché è quanto mai impellente la necessità di far intervenire la politica per stimolare il raccordo tra porto e retroporto, con la costruzione della Zes e l’implementazione del tanto decantato Gateway, così da scongiurare le irrevocabili e definitive involuzioni per l’intero territorio. Certificata ancora una volta la storica incapacità della rappresentanza politica regionale a far propria l’istanza dello sviluppo del Porto come chiave della ripresa dell’intero Mezzogiorno, ci rivolgiamo direttamente al Governo e ai ministri interessati per sottolineare come l’hub gioiese sia una risorsa per l’intero Paese oltre che per il futuro dell’Unione Europea. La Zes e le parole del commissario Kallas ci dimostrano come lo sviluppo dell’infrastruttura calabrese debba rientrare all’interno di piani strategici nazionali e internazionali, orientati alla crescita dell’Italia e della UE stessa. Chiediamo dunque al Presidente del Consiglio la convocazione di un tavolo interministeriale urgente presso lo scalo calabrese, dove affrontare una volta per tutte la critica e decennale situazione di ignavia e abbandono in cui versa il “porto dei miracoli”.
Il Primo Ministro, in accordo con lo spirito che lo porterà mercoledì prossimo a manifestare a Scalea contro la ‘ndrangheta e l’illegalità, porti al più presto lo Stato a Gioia Tauro per ripristinare lo stato di diritto e dichiarare guerra alla ndrangheta nel cuore pulsante della Calabria, dove maggiormente si intrecciano gli interessi della criminalità e del malaffare. Solo in questo modo – affrontando direttamente e risolutamente il problema – il governo può richiamare gli investitori, rilevare e obliterare gli ostacoli (burocratici e criminali) che desertificano i bandi istituzionali e riportare il Porto di Gioia Tauro al centro dell’agenda politica nazionale ed europea. La circostanza più drammatica, infatti, è l’assenza dell’istanza gioiese dal dibattito pubblico, a favore degli scali settentrionali: nessun politico sembra, se non raramente e solo a parole, volere farsi carico del tema dello sviluppo del Porto di Gioia. Quando invece, come confermato dal commissario Kallas, lo sviluppo dell’intera UE passa anche e soprattutto attraverso “l’istituzione di Zes ben ubicate” e portatrici di enormi e universali benefici. Il Governo dunque ha il dovere di impegnarsi a portare il tema dello sviluppo del Porto di Gioia Tauro in Europa, approfittando dell’enorme opportunità costituita dall’imminente semestre a guida italiana, mettendolo così al centro del dibattito e del discorso politico europeo.