ROSARNO – La schizofrenia del Governo centrale mette a segno un altro duro colpo alla nostra già martoriata regione. Nonostante gli impegni presi dal ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, in relazione ad un pronto rilancio della portualità calabrese le azioni del governo vanno completamente nella direzione opposta.
L’accorpamento tra le Autority di Gioia Tauro e quella di Messina rischia di mettere seriamente in discussione i margini di autonomia economica e finanziaria che si stava cercando da anni di disegnare per le Autorità Portuali italiane ed in particolare per Gioia Tauro. Se dovesse essere confermata tale impostazione e Gioia Tauro, in tale contesto, non dovesse essere considerato come “porto core” ma esclusivamente come una qualsiasi propaggine di Messina questo significherebbe dire definitivamente addio a qualsiasi progetto di rilancio della portualità calabrese.
Al contrario, la creazione di un’unica Autorità Portuale Calabrese, come era stato assicurato dal ministro qualche mese fa, con la giusta autonomia economica e finanziaria avrebbe consentito, invece, uno sviluppo più organico e naturale inglobando anche i porti di Vibo e Reggio Calabria senza creare un pachiderma burocratico difficilmente gestibile dal punto di vista logistico e gestionale.
Il timore è quello di una regressione dell’attenzione complessiva su Gioia Tauro che, in questo momento, avrebbe necessità di ben altri provvedimenti come, per esempio, iniziative legislative in grado di far convergere parte dell’iva e dei dazi doganali sulle merci per poter potenziare e meglio infrastrutturare i porti calabresi a cominciare da Vibo, Crotone e Corigliano che nell’immenso “minestrone portuale siculo-calabro” potrebbero essere accantonati. Si pensi ad un potenziale rilancio di Vibo, Crotone e Reggio Calabria come porti crocieristici che, di fatto, con l’ingresso di Messina verrebbe di sicuro ridimensionato. Addirittura Reggio Calabria che si configura come porto europeo potrebbe di fatto essere messo in subalternità da quello di Messina, tenuto conto della similarità delle attività espletate.
C’è il rischio concreto, dunque, che uno sbilanciamento incontrollato di competenze verso la Sicilia – ipotesi più realistica di quella di uno sbilanciamento verso la Calabria – possa di fatto depotenziare l’azione di rilancio degli scali calabresi, anche di promozione e marketing che i nostri porti, ad iniziare da Gioia Tauro, sino ad ora non hanno mai avuto.
Esistono priorità ben diverse, al contrario, per i porti calabresi e, soprattutto, per Gioia Tauro.
Visto, come è stato più volte ribadito, che il porto di Gioia Tauro ha la disponibilità di grandi spazi a ridosso sia delle banchine portuali che nell’area retroportuale che ne conferma l’unicità quale fulcro della logistica nazionale ed internazionale, dato che, per esempio, il Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica evidenzia l’opportunità che per il porto di Gioia Tauro si creino attività alternative e complementari al solo transhipment, come mai non si dà corso al progetto della Zona Economica Speciale che invece con tale accorpamento rischia di saltare definitivamente?
Come mai non vengono accorpate le competenze di ASI e Autorità Portuale permettendo ad un unico soggetto di gestire organicamente lo sviluppo dell’intera area gioiese?
Come mai non si esce da un commissariamento che sull’Autorità Portuale di Gioia Tauro che dura da quasi due anni e che di fatto non consente una programmazione ed una progettazione di più ampio respiro ?
Servono, al contrario, risposte immediate a tali quesiti e non provvedimenti che vanno a complicare ulteriormente uno scenario che davanti vede situazioni di difficile risoluzione già per come si presentano attualmente.