REGGIO CALABRIA - Mentre la Calabria attende l’apertura di un dibattito sull’eterna questione della nomina alla guida dell’autorità portuale, sulla Zes e la logistica, sul retroporto e l’arrivo di nuove compagnie internazionali, scopriamo che il destino del Porto di Gioia Tauro è ancora una volta già stabilito e per giunta ogni decisione è presa in salotti assai lontani dalla nostra terra. Il rischio, ventilato da molte fonti interne alle parti in causa, è che la privatizzazione del Porto stia procedendo spedita e che, dopo la concessione esclusiva delle banchine, si stia procedendo alla cessione integrale del terminal ferroviario. Rischio che si rivelerebbe letale per Gioia Tauro, in quanto ciò potrebbe comportare un aumento delle tariffe per i servizi da e verso la città tale da eliminare la concorrenza di altri vettori, pubblici e privati. Tutto questo mentre migliaia di lavoratori continuano a rimanere in cassa integrazione e gli investitori internazionali guardano ancora con diffidenza al Porto di Gioia Tauro, proprio perché frenati da misure e disposizioni che lo rendono sempre meno competitivo rispetto a quelli del resto d’Europa.
Per di più il bando, che sarebbe stato emanato solo due settimane dopo l’ultima visita di Renzi e l’avvio di una cosiddetta “cabina di regia” per lo sviluppo dello scalo gioiese, sembra vedere interessata un’unica società, già concessionaria esclusiva delle banchine. Società che peraltro non avrebbe alcun problema di ammortamento, in quanto dal bando risulta che, essendo il terminal ferroviario totalmente finanziato per 20 milioni di euro dallo Stato, essa potrebbe non essere chiamata a concorrere con propri investimenti. Quando si dice “oltre al danno, la beffa”, sempre più spesso ci si sta riferendo agli interventi decisi a Roma per il nostro territorio. Ancora una volta siamo costretti a denunciare il disinteresse più generale, la disattenzione e, su tutte, la cattiva gestione di una realtà che da “volano dello sviluppo del Sud” si è trasformata anno dopo anno sempre di più nel buco nero della politica. Questa storia è durata fin troppo ed è giunto il momento di denunciare con forza queste politiche scellerate, per far sì che il Porto di Gioia Tauro non rimanga l’eterno simbolo di un futuro che non è mai arrivato.
1 commento
sandro spanò
28 settembre 2014 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
la stessa fine che d’alema ha fatto con telecom regalando tutte le infrastrutture ai privati