• Progetto Nato per la riconversione dell’Arsenale di Messina. Ivan Tripodi (Pdci): Una minaccia per l’ecosistema dello Stretto
    10/07/2012 | Ivan Tripodi, segr. Pdci RC | Comunicato

    REGGIO CALABRIA – La Federazione del Pdci di Messina ha, pubblicamente, lanciato un forte allarme riguardo i serissimi rischi ambientali che potranno correre le acque, siciliane e calabresi, dello Stretto. Un allarme che divulghiamo e facciamo nostro. Infatti, sembrerebbe che lo storico Arsenale di Messina potrebbe essere convertito in un “Centro di eccellenza per la demilitarizzazione e lo smaltimento delle unità navali Nato”. Il progetto in questione, che è ad uno stato molto più avanzato di una semplice idea embrionale, prevede che l’Arsenale messinese ospiti, per la “rottamazione”, unità navali della Nato con stazza fino a ben 2.000 tonnellate. Si tratta, come è facile intuire, di enormi giganti del mare. Vere e proprie città galleggianti che hanno l’aggravante di essere, evidentemente, navi da guerra con tutte le conseguenze del caso. E’ del tutto ovvio che l’eventuale Centro per lo smaltimento delle navi da guerra della Nato rischia di provocare seri rischi per la salute pubblica e, contemporaneamente, per le acque del mare dello Stretto. E’ ovvio che l’attività di rottamazione coinvolgerà e riguarderà: agenti inquinanti, elementi cancerogeni, rifiuti speciali, prodotti chimici, idrocarburi e, si sussurra, sostanze radioattive e nucleari.

     

    Insomma, nonostante la forte denuncia, vi è un progetto per trasformare le acque dello Stretto in una inaccettabile bomba ecologica: un mix esplosivo per il mare e i territori. Si avrebbe, inoltre, una nuova, quanto ingiustificata, presenza logistica e militare della Nato nel centro della città di Messina con una conseguente proiezione nel territorio reggino e calabrese. Questo grave disegno rischia di essere un duro colpo all’ambiente e alla salute, poiché ci potranno essere conseguenze nefaste per lo Stretto di Messina e per i bellissimi territori calabrese e siciliano. Territori splendidi che, al posto di navi nucleari da rottamare, dovrebbero ricevere progetti che ne valorizzino il paesaggio e le coste. Pertanto, rilanciamo pubblicamente un grido d’allarme circa la sostenibilità di un progetto che rischia di provocare danni irreversibili allo Stretto e al nostro mare. Di conseguenza, proponiamo e auspichiamo che si pensi ad un progetto di conversione dell’Arsenale che preveda un’idea compatibile con la naturale vocazione turistica dei nostri territori che rischiano di essere massacrati da idee folli e distruttive.

     

    Un progetto “pulito” che ovviamente deve garantire tutti i posti di lavoro, nessuno escluso. Su questa vicenda è necessaria un’attenta vigilanza dell’opinione pubblica, degli organi di informazione e, contestualmente, un intervento degli enti locali che non possono rimanere silenti e insensibili su una tematica così delicata che potrà rappresentare una seria nefasta ipoteca sullo sviluppo futuro della tanto decantata area integrata dello Stretto.