OPPIDO MAMERTINA – Volendo evitare ogni elemento di turbativa, prima di pubblicare queste poche riflessioni abbiamo atteso con rispetto l’insediamento del nuovo Vescovo della Diocesi, S.E. Mons. Francesco Milito, che accogliamo a braccia aperte ed al quale porgiamo i nostri più sentiti auguri, consapevoli come siamo dell’autorevolezza della persona e dell’importanza della sua funzione per la crescita civile ed il riscatto morale delle nostre popolazioni. È, però, venuto il momento di prendere posizione in merito alla situazione politica del nostro paese. Lunedì 25 giugno, in seno al Consiglio Comunale riunito per deliberare l’Approvazione del Regolamento IMU e la Determinazione delle aliquote IMU, argomenti importantissimi per le nostre famiglie già così provate dalla crisi economica, si è consumato un evento politico dal quale deriveranno conseguenze gravi per il governo della Città: la fuoriuscita di ben quattro consiglieri dal gruppo che sostiene l’Amministrazione Comunale.
In poche parole, il Sindaco non ha più una maggioranza; l’Amministrazione Barillaro è giunta al capolinea ! La vicenda impone a tutti – alle forze politiche, alle realtà associative, ai singoli cittadini – una seria riflessione sulla drammaticità della situazione, poiché nonostante il Sindaco si sforzi di ostentare tranquillità, di minimizzare la portata del gesto parlando anche a mezzo stampa di un “momento di riflessione… di semplici incomprensioni”, da attribuire magari alla calura di questo inizio d’estate, la verità è una sola: la crisi c’è; è reame, è profonda, e difficilmente potrà risolversi con un rapido “chiarimento” e un rientro “nei ranghi” dei dissidenti, cioè con un ricompattamento della maggioranza. Intelligenti pauca dicevano i Latini, alle persone intelligenti poche parole bastano per capire, e il Sindaco è politico troppo esperto perché possa davvero credere di poter restare in carica ancora a lungo, come se nulla fosse successo; fingendo che la breve dichiarazione letta in Consiglio Comunale dal Presidente Musicò per sé e per i consiglieri Brancati, Guida e Verduci, sia stata solo un sassolino nello stagno e non, invece, ciò che in realtà è: un macigno caduto sopra una bacinella d’acqua.
Egli sa bene che quelle parole sono la certificazione di un fallimento politico e amministrativo, del fallimento, poiché in esse era contenuta tutta la sua incapacità di mantenere unita la maggioranza non con l’arroganza del “capo” ma con l’umiltà del “collega” e del “compagno”, incapacità di valorizzare le risorse disponibili, incapacità di gestire la cosa pubblica nell’interesse generale, anzi, ancor prima, incapacità di agire, di produrre progetti, persino di portare a termine i progetti ereditati. Suo È sotto gli occhi di tutti, infatti, l’assoluta inerzia del Sindaco, il quale è riuscito, nel corso di questa prima parte del suo mandato, a chiudere la piscina comunale; a non riaprire il cinema-teatro, il museo civico, l’ex carcere, l’ex caserma nonostante i lavori all’epoca del suo insediamento fossero stati ormai conclusi; ad abbandonare completamente il Parco Archeologico di Mella e Oppido Vecchia nonché le strade di accesso; quasi a smantellare gli uffici comunali e i servizi sociali; ad abbandonare il servizio di raccolta differenziata… per non dire dell’Ospedale… Unica sua azione concreta, fino ad oggi, è stata la sistematica aggressione nei confronti dei cittadini sia per recuperare in fretta e furia l’arretrato nella riscossione dei tributi, cosa che è giusta di per sé, ma che andrebbe fatta con gradualità e con meccanismi di sanatoria, sia, da ultimo, mediante la proposta (portata al Consiglio Comunale del 25 e poi ritirata) di determinazione delle aliquote IMU in misura così alta da risultare insostenibili per la gran parte dei cittadini.
Crediamo, in conclusione, che sia giunta l’ora di dire basta; è il momento di avere uno scatto d’orgoglio e di invitare calorosamente il Sindaco, già minoritario in quanto eletto con solo il 36,75% di voti, a prendere atto della situazione e a dimettersi. E se lui non volesse farlo, il rispetto per la comunità oppidese, la dignità del ruolo pubblico di cui ogni componente è stato investito, dovrebbero imporre a ciascun consigliere la scelta, dolorosa ma necessaria, di provocare con le dimissioni di massa lo scioglimento del Consiglio Comunale. Per il bene del paese.