• “Qui comanda la mafia, quei beni non li voglio”. Adriana Musella, Calabria Ora
    17/02/2012 | Adriana Musella Pres. “Riferimenti” | Calabria Ora

    HO SEMPRE AVUTO fiducia in questa terra. Una terra che non è la mia ma alla quale, nel corso degli ultimi 25 anni, credo di aver dato tutto: fatti, in particolare; fatti concreti soprattutto quando in molti – troppi – ancora sostenevano che qui in Calabria la ndrangheta non esiste. Oggi, però, sono stanca. Stanca di dover combattere quotidianamente contro una mafia istituzionalizzata. I beni confiscati a Limbadi? Beh, a queste condizioni io ci rinuncio. Ci rinuncio perché, in quel paese, lo Stato non c’è…

     

    adriana musella, presidente di riferimenti

    A Limbadi non comanda lo Stato. Comanda l’Antistato. Le istituzioni locali hanno diramato una nota ai giornali per sostenere che la rete metallica posta davanti la struttura confiscata era da ricondurre a un terreno limitrofo dato in subaffitto a una famiglia del posto. Si è omesso, però, di dire che la famiglia in questione era quella dei Mancuso. Mi chiedo: i carabinieri non hanno mai visto chi si apprestava a porre quella recinzione, impedendo così l’ingresso a una struttura restituita allo Stato? Sono sfiduciata, sì. Sono sfiduciata. E la mia è la sfiducia di una donna che ha avuto la famiglia distrutta dalla ndrangheta, una donna che ha visto l’uccisione del padre, che ha dato troppo in termini di salute e famiglia e che oggi non si vede e non si sente più sostenuta dalle istituzioni, dal cosiddetto Stato. Ho vicino a me magistratura e forze dell’ordine. Ma forze dell’ordine e magistratura non rappresentano lo Stato nella sua interezza. La Calabria è una regione molto atipica: io opero in tutta Italia, ma altrove non succede ciò che accade in Calabria. La mia associazione è stata attaccata al pari della magistratura da “istituzioni” che invece di sostenere l’antimafia la denigrano. Non chiedo il ringraziamento di alcuno. Ma non riesco a sopportare oltre certe situazioni. A Reggio, ad esempio, il cosiddetto Stato non protegge le strutture confiscate: c’è un bene sottratto alla criminalità che sta cadendo a pezzi.

     

    Ho denunciato questa cosa ma nessuno mi ha risposto, nessuno ha preso provvedimenti nonostante le testimonianze dirette dei giornalisti cui avevo denunciato la cosa perché diventasse di dominio pubblico. Spesso scriviamo alle istituzioni, ma le istituzioni non ci rispondono nemmeno. Certe situazioni, a me, non sono nuove: purtroppo anche io “sono un pezzo di storia dell’Antimafia”. Perché ho fatto barricate a Palermo, sono scesa in piazza. Ma certe situazioni, in Sicilia, le vivevo… venti anni fa, ai tempi delle stragi. Certi atteggiamenti mi hanno stancata: ci si rende conto di lottare contro i mulini a vento. “Riferimenti” ha trovato udienza soltanto dall’Ufficio di presidenza del consiglio regionale, con cui abbiamo aperto un dialogo. Per il resto, non abbiamo mai sentito alcun componente della giunta regionale, né del Comune o della Provincia di Reggio Calabria. Eppure, proprio qui, si vive in trincea. Sono davvero stanca, dunque, di continuare a dare tutta me stessa. Rinuncio ai beni confiscati, perché penso non ne valga la pena. Dove sono, a Limbadi, le forze dell’ordine? Attorno a me ho ragazzi e ragazze dai 18 ai 30 anni che hanno estrema fiducia in “Riferimenti” e che ci hanno sempre dato forza per andare avanti. Giovani che qualcuno osa addirittura definire “professionisti dell’Antimafia”. Io non voglio deluderli, ma sono stanca anche perché, a tutti noi, non ci protegge nessuno: non abbiamo tutela e sostegno, ma isolamento. Per questo i beni confiscati non li prendiamo più. Li prenderemo, o li riprenderemo, se e solo quando vedremo la presenza concreta dello Stato. Uno Stato che oggi non c’è…