Cinquefrondi – La lettura dei dati della tornata elettorale dello scorso 26 gennaio che ha decretato, con il 55,29% del consensi, la schiacciante vittoria del centrodestra calabrese restituisce alcuni significativi spunti di riflessione se parametrati ai tre candidati cinquefrondesi Marco Cascarano (FdI), Michele Galimi (DP) e Antonino Scappatura (M5S).
Nella circoscrizione di riferimento i potenziali elettori erano 508.088 ma gli effettivi votanti sono stati solo 230.694 con una percentuale del 45,40% poco sopra il dato di affluenza regionale fissato al 44,33%.
E se per gli amanti delle statistiche, Fratelli d’Italia è risultato il partito trainante della coalizione di centrodestra rastrellando il 16% dei consensi in provincia di Reggio, qui, come del resto nell’intera regione, ha prevalso il partito dell’astensione, segno di una evidente riottosità dei cittadini al voto e di una più generale sofferenza nell’esercizio di questo fondamentale diritto democratico.
Non è andata certo meglio a Cinquefrondi dove a recarsi ai seggi è stato il 39,76% degli aventi diritto, in pratica, su 7477 elettori effettivi solo 2973 hanno esercitato il diritto (poco più di 1 elettore su 3) certificando la supremazia del non voto ma anche, a leggere bene i dati, alcune curiose risultanze.
In città il responso delle urne è stato abbastanza netto: su 2405 voti totali ottenuti da Marco Cascarano l’elettorato cinquefrondese lo ha nettamente premiato con 924 (pari al 39%), Michele Galimi su 1030 ne ha avuti 259 (cioè il 26%) e Antonino Scappatura su 932 ha ricevuto in città ben 220 consensi (quindi, il 24%).
Curiosamente però sommando i numeri ottenuti in casa dai tre “cinquefrondesi” in corsa per il Consiglio il totale porta a 1403 voti significando, amaramente, che l’appoggio di ben 1570 concittadini (quasi il 53%) è migrato altrove. In altre parole, non solo a Cinquefrondi il primo partito è stato quello degli astenuti (60,24%) ma persino la maggioranza di coloro che si sono portati ai seggi lo scorso 26 gennaio ha chiaramente optato per candidati, per così dire, “forestieri” non favorendo alcuno dei tre candidati nostrani.
In ultimo: su 1069 voti al partito della Meloni 924, come detto, sono andati a Cascarano mentre 145 si sono distribuiti verso altri candidati; sui 371 andati ai Democratici e Progressisti tolti i 259 di Galimi, 112 hanno premiato altri della stessa lista mentre sui 317 raccolti dal M5S di cui 220 di Scappatura i restanti 97 sono andati altrove. E a fare della Calabria una vessillo per la Lega, boicottando la bruciante sconfitta emiliana, ci hanno pensato anche 170 elettori cinquefrondesi (il 6,05%) che hanno voluto consegnare, nel segreto dell’urna, il loro consenso ad un istrionico Matteo Salvini. Segno dei tempi e del voto liquido.