CATANZARO – Esattamente un anno fa il Prc calabrese ha fatto un appello alla Cgil sulla questione del rigassificatore di Gioia Tauro. Lo riporto integralmente in quanto la sua totale attualità renderebbe ripetitiva ogni altra considerazione. La segreteria regionale della Cgil si è espressa favorevolmente alla costruzione del rigassificatore a ridosso del porto di Gioia Tauro. Come Prc siamo convinti che sull’argomento vadano tenuti due punti fermi: la buona fede del sindacato e l’inutilità di pregiudizi ideologici. Tuttavia riteniamo che i compagni della Cgil abbiano commesso un gravissimo errore. Il rigassificatore di Gioia Tauro è contestabile sotto molti profili (rischio, ambiente ecc). Ma in particolare è contestabile proprio sugli aspetti che il sindacato segnala come positivi. Questo impianto è assolutamente inutile per la Calabria. La nostra regione non ha bisogno di quel gas. Da anni siamo attraversati da un grande gasdotto proveniente dal nord Africa mentre parti importanti del territorio regionale non sono ancora metanizzate. Paradossalmente, quando sarà terminato il rigassificatore di Gioia Tauro saremo la regione più gasificata d’Europa e contemporaneamente la meno servita. Sarà come avere i piedi immersi in una enorme sorgente senza poter bere.
Questo mostro è un corpo estraneo, non ha alcuna funzionalità rispetto al modello di sviluppo organico ed auto-centrato di cui la Calabria avrebbe bisogno. Si potrebbe obiettare: è meglio che niente; ma purtroppo è meno di niente. In primo luogo si contesta la logica secondo la quale bisogna accettare tutto ciò che porta occupazione, senza badare alla qualità ed alla quantità della stessa. Se aderissimo a questa opzione dovremmo accettare ben altro, oltre il rigassificatore. Dovremmo accettare gli impianti di interramento delle scorie nucleari, gli inceneritori per bruciare i rifiuti di tutto il mezzogiorno d’Italia, gli impianti di trattamento dei rifiuti speciali tossici e nocivi da assimilare a normalissimi impianti industriali; dovremmo accettare tutte le centrali termoelettriche a turbogas di cui all’accordo sottoscritto a suo tempo tra la giunta regionale a guida Chiaravalloti e le società energetiche, accettare la riconversione a carbone della centrale di Rossano, accettare la centrale a carbone a Saline Jonica, “et ceteris rebus…”. Insomma, potremmo fare un lungo elenco di iniziative che, in cambio dell’elemosina di un pugno di posti di lavoro precario, porterebbero la Calabria a diventare la pattumiera d’Italia mentre il nord smantella le industrie inquinanti ed obsolete e si riconverte alle manifatture di alta qualità ed alle tecnologie avanzate. In secondo luogo, pensiamo che le ricadute occupazionali del rigassificatore saranno irrisorie sia nella fase della costruzione che della gestione, nonostante il decantato investimento di un miliardo di euro. Ciò è dimostrato dagli ultimi dieci anni della nostra storia: sono state realizzate in Calabria varie centrali termoelettriche a turbogas da 800 megawatt (Altomonte, Rizziconi, Scandale …) ciascuna delle quali è costata più del miliardo del rigassificatore, ma non ci pare che se ne sia accorto qualcuno né ci sembra che si sia verificato un impatto occupazionale significativo.
Il rigassificatore, quindi, non è utile allo sviluppo della Calabria e neppure all’autonomia energetica della nazione; peraltro una nazione piuttosto avara con i calabresi. Esso serve invece a diversificare le fonti di approvvigionamento delle centrali gasovore impiantate in Calabria, attualmente dipendenti dagli accordi di cartello tra Algeria e Russia. In definitiva, serve solo al profitto delle società energetiche e del gruppo promotore. Infine, non si può dimenticare la storia di questa bomba atomica vagante per la Calabria. Qualche anno fa era stata proposta la sua costruzione a ridosso del porto di Corigliano: stessi promotori, stesso attrezzo. Lì il movimento popolare di cittadini, agricoltori, operatori turistici, insieme al Prc ed alla Cgil, abbiamo sventato l’operazione. Siamo stati tutti una manica di fessi insieme al popolo della Sibaritide? Alla Cgil chiediamo di tornare sui propri passi, aprendo una discussione vera ed a tutto campo sul futuro della Calabria. Noi del Prc siamo disponibili a confrontarci nel merito senza preconcetti, ma con la convinzione che non si possono assumere decisioni strategiche sulla testa dei calabresi.
Proprio per questo proponiamo di sottoporre a referendum la costruzione del rigassificatore; saranno così i calabresi a decidere sul proprio futuro. L’appello lanciato esattamente un anno fa è caduto nel vuoto: non c’è stato un solo soggetto che abbia risposto positivamente alla proposta di Rifondazione Comunista di sottoporre la questione al giudizio dei calabresi attraverso una consultazione popolare regionale. Intanto un anno è passato ed oggi siamo di fronte all’emergenza determinata dall’imminenza di una decisione che potrebbe dare l’input finale alla costruzione del rigassificatore. Come Prc calabrese aderiamo allo stato di agitazione delle popolazioni della Piana compresa la mobilitazione del 6 marzo prossimo. Rinnoviamo l’appello alle forze politiche regionali, ai parlamentari appena eletti, ai consiglieri regionali, ai sindacati ed in particolare alla GCIL: fermiamo le bocce, lasciamo che a decidere sul proprio futuro siano i calabresi.