CINQUEFRONDI – Dopo la presentazione in Provincia di un ordine del giorno contro il rigassificatore, sento il dovere di esternare alcune considerazioni in merito alle prese di posizione dei colleghi della maggioranza, alcuni dei quali, ad eccezione del consigliere Raffaele D’Agostino, sollevano comunque perplessità in merito alla eventuale costruzione dell’impianto in discussione. Innanzitutto, bisogna precisare che da parte del Ministero dell’Ambiente non è stata rilasciata alcuna nuova VIA: infatti, nei giorni scorsi, lo stesso portavoce del Ministro Clini ha voluto precisare che si tratta di una mera e non bene identificata “autorizzazione”, come si evince pacificamente consultando la Gazzetta Ufficiale e agli altri canali di diffusione di questi atti, e che, se necessario, rafforza ancora di più il sospetto di una strategia mediatica finalizzata a sopire quelle che al momento dell’uscita di Clini erano le paure del tanto paventato “inverno al freddo”.
Per quanto riguarda l’unica VIA effettuata sull’impianto, risalente al 2008, il consigliere D’Agostino farebbe bene a constatare personalmente l’incompletezza e l’obsolescenza dei dati utilizzati dalla LNG Medgas: basti solo citare che nel documento ministeriale l’inceneritore presente a pochi km in linea d’aria dal rigassificatore non è stato neppure preso in considerazione. Si descrive infatti l’area come “caratterizzata dalla presenza di alcune industrie, le cui emissioni sono relativamente contenute”, e con uno stato dell’aria “tipico di zone rurali e quindi abbastanza buono”. Le contromisure richieste sono a dir poco irrisorie: si pensi che l’impatto visivo del pontile lungo 500 metri si ritiene possa essere smorzato da una banale “colorazione appositamente studiata per interagire con la gamma cromatica del contesto”.
Altrettanto imbarazzanti poi le prescrizioni della VIA regionale del tempo (datata 25 ottobre 2006 e con una validità di 5 anni, quindi probabilmente da ritenere nulla), tra le quali la richiesta di una semplice dichiarazione da parte della LNG Medgas di assicurare il “lavaggio delle ruote degli autocarri in uscita dal cantiere”. Si ricordi poi, ad esempio, che anche il rigassificatore di Rovigo ha superato ogni valutazione d’impatto ambientale, ma i cittadini locali segnalano quello che i giornali del posto chiamano “allarme schiuma”, ossia una striscia di tale materiale, lunga 9 km e spessa mezzo metro, che ha ricoperto le spiagge locali e che si sospetta sia proveniente da quell’impianto e che non era stata affatto prevista negli studi preliminari. Rispetto ai rigassificatori giapponesi, gradirei che il consigliere D’Agostino fosse più chiaro nell’illuminarci citando le fonti delle sue informazioni in materia di sicurezza, visto il silenzio che circonda gli incidenti che interessano questi impianti. Inoltre, è strano e fa riflettere il silenzio sino ad oggi della MCT sui rischi che il rigassificatore potrebbe provocare su tutte le attività dello scalo, dato che diversi studi dimostrerebbero che il porto di Gioia Tauro, per un problema legato alle distanze di sicurezza imposte alle navi gasiere, sarebbe fortemente penalizzato dall’impianto che si vorrebbe costruire a San Ferdinando con tutti i conseguenti contraccolpi economici, occupazionali e sociali sull’intero circondario.
A fronte di tutto ciò, non capisco quali benefici potrebbe trarre il territorio da questo impianto, augurandomi che nessuno faccia quella che ritengo una triste speculazione, e cioè la ricaduta occupazionale che tutti sanno essere minima a fronte di un serio danno anche e non solo alla salute dei cittadini. Per quanto riguarda le speranze di sviluppo legate alla piastra del freddo, auspicate dai colleghi Sciarrone e Arruzzolo, è sufficiente citare le dichiarazioni della stessa LNG Medgas, che in risposta ad un articolo del settimanale “Panorama” del maggio 2009, in cui si dava notizia di un’indagine della DDA di Reggio Calabria su un ipotesi di reato per associazione per delinquere di tipo mafioso su un finanziamento di 12 milioni di euro affidato con gara pubblica a un’azienda agrigentina, ha lapidariamente sottolineato: “la costruzione di una <<piastra del freddo>> […] non fa parte del progetto del rigassificatore e, dunque, non riguarda in alcun modo le attività della società e dei suoi azionisti”. Per queste ragioni invito tutti ad una seria riflessione, in quanto l’incontro richiesto dall’Associazione “San Ferdinando in Movimento” al Presidente Raffa, che a giorni auspico sia concesso, potrebbe essere una buona occasione di confronto per portare la discussione in consiglio provinciale con delle conoscenze più approfondite, per chiarire una volta per tutte i paradossi, tecnicamente documentati, sui quali l’impianto è fondato.