REGGIO CALABRIA – Il leader del movimento ‘Ammazzateci tutti’ commenta la notizia dei 44 consiglieri regionali calabresi indagati dalla nella cosiddetta ‘rimborsopoli’ e lancia pubblicamente un “appello per una nuova stagione di cambiamento etico e politico” per la Calabria. “Quarantaquattro consiglieri indagati su cinquanta – scrive Pecora, sul suo blog – l’88% della massima assise calabrese, una enormità”. “Credevamo di aver visto, e subìto, davvero di tutto – continua – e invece ci sbagliavamo”. “Vien quasi da rimpiangere – continua – quel 60% di componenti indagati che nella scorsa consiliatura ci fece guadagnare il poco invidiabile titolo di consiglio regionale più inquisito d’Italia”. “Ma il problema – si legge nell’appello – è a monte: non vi è una democrazia sana laddove, per fare “pulizia”, la magistratura arrivi sempre prima della politica stessa e dell’informazione”. Secondo Aldo Pecora: “Una situazione di degrado etico e morale così fuori controllo, a questi livelli, non può passare inosservata tra gli addetti ai lavori”.
“Nel merito del sistema delle corruttele e della disonestà in politica – sostiene il leader di ‘Ammazzateci tutti’ – ha ragione il premier Matteo Renzi: chi ruba allo Stato, e quindi ai cittadini, dovrebbe essere accusato non di reati contro il patrimonio, ma di alto tradimento, perché è da farabutti sottrarre anche un solo euro di denaro pubblico, dopo che spesso si è remunerati in maniera anche faraonica per svolgere il ruolo di politici o di consulenti della politica”. “Ed in Calabria, la regione più povera del Paese – incalza il giovane attivista antimafia – questi comportamenti travalicano l’immoralità e la delinquenza e diventano, un vero e proprio crimine contro l’umanità, come per la ‘ndrangheta, e come tale dovrebbe essere perseguito e punito: con l’imprescrittibilità dei reati commessi, il massimo della pena edittale prevista dal codice penale quando si tratta di reati di mafia, la ‘morte civile’ con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca di tutti i beni a qualsiasi titolo riconducibili al politico ladro o corrotto”.
Quindi l’appello “alle giovani e ai giovani calabresi, alle loro famiglie, alla società civile, alle parti sociali e a tutti i calabresi di buona volontà” per “un nuovo inizio, un azzeramento senza mezzi termini di tutto ciò che è stato ‘classe politica’ fino ad oggi in Calabria, rispettando ovviamente le dovute e doverose eccezioni, che proprio perché ‘eccezioni’, e non la normalità, rappresentano ancor più il dramma della nostra terra”. “La prossima volta – conclude il giovane calabrese – in Calabria il voto sarà una rivoluzione. Ed il popolo calabrese, che si è svegliato per i morsi della fame, non farà prigionieri”.
3 commenti
romolo
10 giugno 2014 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Veramente una volta ai ladri gli tagliavano le mani. Poi nell’era della democrazia non si può fare. Ma una cosa si può fare, la galera innanzi tutto!!!!!. Poi il sequestro di tutti i beni e degli stipendi statali che usufruiscono. Poi portati in pubblica piazza e smerdati davanti ai cittadini e ognuno che passa una sputacchiata in faccia.
E poi se appartengono ad un partito politico specifico tutte le spese li pagano tutti quelli del partito che hanno permesso a questi ladri di gestire i soldi pubblici.
Se proprio questo non si può fare fate voi le proposte!!!!!!…………………………
Si può scegliere tra:
un isola sperduta tipo Guantanamo.
una miniera per estrarre carbone
coltivare patate per i poveri con la palla al piede
ecc ecc
Mimì Giordano
12 giugno 2014 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Venezia ed i suoi ponti:
A Venezia Il 27 Luglio del 1931 iniziarono i lavori di costruzione dell’attuale Ponte della Libertà(allora lo chiamarono Ponte Littorio). Fu inaugurato dopo 657 giorni,il 25 Aprile 1933. Di questo ponte che collega Venezia alla terraferma,diceva l’ingegnere Eugenio Miozzi,che ne fu il progettista :”Fu un’opera grandiosa: il ponte attraversante la laguna misura infatti quattro chilometri di lunghezza ed è largo venti metri; altri quattro chilometri di strada furono costruiti sui terreni pantanosi delle barene per raggiungere l’abitato di Mestre; detto ponte rimase il più lungo ponte del mondo [attualmente è il più lungo d'Italia, n.d.a.] e richiese trecento chilometri di palafitte, quarantamila metri cubi di calcestruzzo, ventimila metri cubi di mattoni, quarantacinquemila tonnellate di pietra da taglio” . Siccome verso la fine dei lavori l’ing. Eugenio Miozzi si accorse di aver speso meno di quanto gli avevano dato per l’opera, decise di usare l’avanzo per costruire, davanti alla stazione ferroviaria, un nuovo ponte che scavalcasse il Canal Grande, il ponte degli Scalzi (costruito in pietra d’Istria, senza nessuna armatura). I lavori cominciarono 9 giorni dopo l’inaugurazione del Ponte del Littorio, fu pronto in 542 giorni. Il Ponte degli Scalzi, assieme al Ponte di Rialto, al Ponte dell’Accademia e al nuovo ponte di Calatrava, è uno dei quattro ponti che oggi attraversano il Canal Grande a Venezia. E siccome verso la fine di questa seconda opera l’Ing. Miozzi si accorse di avere speso meno del previsto, decise di demolire il vecchio ponte in ferro dell’Accademia (in condizioni pietose) per sostituirlo con uno provvisorio di legno. Per abbattimento, rimozione dei detriti, costruzione del nuovo manufatto e inaugurazione: un mese. E il ponte di legno, bellissimo, è ancora lì. Negli anni ‘30 a Venezia furono costruiti il terminal automobilistico di Piazzale Roma (1931-1933),l’autorimessa di Sant’Andrea, una delle maggiori opere di architettura razionalista a Venezia (1931-1934)ed il Casinò Municipale al Lido (1937-1938). E non rubò nessuno,perchè l’onestà allora era…… di moda.
FISCHIA IL VENTO
13 giugno 2014 a 20:03 (UTC 2) Link a questo commento
Peccato che allora fosse di moda anche: il confino, assassinare gli avversari politici(Matteotti), promulgare leggi razziali, usare i gas in Africa, appoggiare il dittatore spagnolo Franco e bombardare i partigiani spagnoli, invadere alle spalle la Francia, l’Albania, la Grecia, mandare in battaglia i soldati italiani con le scarpe di cartone, usare olio di ricino e manganelli, abolire libertà di stampa, di parola e di pensiero, decapitare i partigiani delle nazioni sotto il controllo italiano, torturare i prigionieri politici, mandare le camicie nere a partecipare agli eccidi nazisti ecc. ecc. Se si voleva paragonare lo sfacelo di adesso con un periodo di onestà credo che il ventennio dittatoriale non calzi proprio a pennello…