• Rosarno, il campo di accoglienza di Testa dell’Acqua due anni dopo
    12/09/2012 | Francesco Comandè | Elisabettatripodi.blogspot.it

    ROSARNO – Nelle ultime settimane si è molto parlato della presunta “tassa agli immigrati” che l’amministrazione comunale di Rosarno avrebbe imposto ai ragazzi africani, in assenza di fondi per la gestione estiva del campo container di C.da “Testa dell’Acqua”, ed il cui termine, a quanto spiegato dal primo cittadino medmeo e dal coordinatore della struttura d’accoglienza, Michelangelo Rosarno, durante la conferenza stampa indetta nel tardo pomeriggio di ieri presso palazzo “S. Giovanni”, «nei fatti contraddice completamente quella che è la prospettiva dell’approccio che si è voluto avviare in questi ultimi 2 anni dal comune, che in silenzio ha lavorato per l’accoglienza senza mai gravare sulle tasche della cittadinanza». La prima cosa da spiegare è «la tipicità dell’immigrazione rosarnese, che nulla a che fare con quella dei cosiddetti “comuni dell’accoglienza” locridei i quali, oltre al fatto di accogliere un esiguo numero di rifugiati rispetto alle migliaia di ragazzi che scelgono di venire a Rosarno, percepiscono parecchie risorse economiche per ognuno dei rifugiati inseriti nella rete dei loro progetti d’accoglienza». Elisabetta Tripodi ha voluto inoltre puntualizzare su quanto sia «facile parlare a distanza senza aver mai appurato di presenza cosa significhi dare accoglienza, in 3 giorni, a più di 300 persone che hanno presentato domanda, il tutto senza ricevere l’aiuto concreto di nessun comune del circondario pianigiano, tra tutti quelli che usufruiscono delle braccia dei migranti, eccezion fatta per San Ferdinando».

     

    Il sindaco Tripodi ha poi tracciato un bilancio dei primi 2 anni d’esperienza del campo migranti di Testa dell’Acqua: «la struttura che è diventata il simbolo dell’accoglienza e del riscatto dell’intera città» ha subito chiosato. Attorniata dai membri della sua giunta, in presenza di Michelangelo Rosarno, coordinatore dell’associazione “Il mio amico Jonathan”, che gestisce i campi di Rosarno e San Ferdinando, ha spiegato che «la scelta di tenere aperto il campo d’estate è stata concordata con la Prefettura e le altre istituzioni che fanno parte del tavolo permanente sull’emergenza Rosarno». Visto che «tutti gli sforzi compiuti per eliminare gli ultimi ghetti presenti in città (ex Pomona e vico Storto) non potevano essere vanificati a causa della chiusura di queste strutture, che avrebbero costretto i migranti a tornare in quelle baracche prive dei servizi igienici basilari». In questo contesto va ricordato a tutti che «da aprile 2012 in poi, i gestori del campo non hanno percepito un solo centesimo, e da questo scaturisce la proposta provocatoria del “contributo”, proposta, tra l’altro, proprio dai ragazzi che vivono nella struttura per scongiurare il ritorno alla “solita” vita da invisivili».

     

    A cogliere la provocazione ci ha subito pensato, la provincia di Reggio Calabria, che nell’ultima riunione in Prefettura ha fatto sapere che, oltre al saldo di 20mila euro della passata stagione, stanzierà altri 10 mila euro (la stessa somma sarà predisposta per San Ferdinando) che garantiranno l’apertura del campo almeno fino al 31 dicembre prossimo». Il tutto in attesa «dell’allestimento da parte del Viminale del nuovo centro presso l’ex Beton Medma che vedrà la luce già da fine anno». Sulla stessa linea d’onda Michelangelo Rosarno, dell’associazione “Il mio amico Jonathan”, che da 2 anni gestisce strutture di “Testa dell’Acqua” e della “Zona Industriale”: «semplificare un problema di tale portata come è stato fatto in queste ultime settimane, significa parlare senza conoscere bene la nostra realtà». D’altronde i numeri parlano chiaro, «durante questo anno solamente dalla tendopoli di San Ferdinando, che può ospitare fino a 300 persone per volta, a rotazione sono passati oltre 1100 persone che hanno avuto la possibilità di vivere in situazioni dignitose senza bisogno di andare a vivere in rifuggi di circostanza come negli anni passati». Oltre a ricordare che le uniche realtà associative ad aver dato una mano concreta durante l’anno sono state la “Comunità di San’Egidio” di Roma, “Mamma Africa” e, sporadicamente, la Caritas della parrocchia della “ss Maria Addolorata” di Rosarno, «tutti gli altri si sono limitati a fare proclami a mezzo stampa o sterili passerelle», una parola in più va spesa a favore della cittadinanza rosarnese, che si è rivelata essere molto attiva, in forma anonima in entrambe le strutture, «i cittadini – ha spiegato il dott. Rosarno – hanno lasciato cibo, vestiti e beni di prima necessità, mentre i farmacisti presenti in città hanno sempre fornito, in maniera del tutto gratuita, i farmaci utilizzati dal dott. D’Agostino , il quale da anni garantisce assistenza sanitaria gratuita ai ragazzi africani, senza che questi siano suoi assistiti».

     

    Presso la maxi tendopoli è stato inoltre allestito un servizio di assistenza legale con il solo scopo di aiutare gli stessi immigrati che «da circa 10 anni vivevano nascosti nelle campagne del circondario ad ottenere circa 300 rinnovi di permesso di soggiorno. Sono pochi gli africani rimasti senza permesso di soggiorno e risultano essere quelli arrivati in Italia nel 2011, per i quali non è possibile fare la richiesta di rinnovo perché ci sarà a breve la sanatoria». Ma la vera e propria svolta risulta essere il fatto che «i ragazzi africani, supportati dai gestori del campo, stanno per costituire un’associazione che si chiamerà “Freedom”, nome simbolico per attestare che a Rosarno è in atto un cambiamento, che questa città non è più quella descritta durante i fatti del 2010». Quest’associazione avrà lo scopo di «favorire l’inserimento sociale e lavorativo dei migranti all’interno della Piana di Rosarno, di avviare corsi di formazione per la professionalizzazione della manodopera presente sul territorio e far si che coloro che ormai sono stanziali sul territorio possano avere opportunità lavorative anche diverse dalla raccolta degli agrumi». «Noi li stiamo solo supportando dal punto di vista amministrativo – ha fatto sapere in chiusura il coordinatore – le idee sono loro e tra l’altro, dopo aver appreso che vi sono dei terreni confiscati alla mafia, questi ragazzi avrebbero anche intenzione di fare richiesta al comune di Rosarno per l’assegnazione di alcuni di questi terreni sia per essere utilizzati come campi scuola sia per poter essere coltivati».

     

    Una vera e propria svolta potrebbe quindi investire la cittadina medmea, che da due anni a questa parte ha avviato un vero e proprio percorso di riscatto socio-culturale nei confronti dei migranti presenti sul territorio. In chiusura, l’amministrazione comunale ha voluto ricordare il volontario Benito Murrone, scomparso in un tragico incidente stradale lo scorso giugno, sempre in prima linea all’interno delle strutture d’accoglienza rosarnesi.