ROSARNO – Da oltre un mese assistiamo a balletti indecenti ed a scene poco edificanti, da parte di una maggioranza amministrativa che si è ormai avvitata su se stessa in un vortice di incapacità e assoluto stallo gestionale. Questo stato di cose, non può che rafforzare l’analisi critica, che ci ha costretti ad interrompere un’alleanza di governo e togliere la fiducia al primo cittadino. Un Paese totalemente abbandonato al degrado: fanno bella mostra di sé, purtroppo, crateri che deturpano il manto stradale e mettono a rischio l’incolumità di chi percorre la viabilità cittadina. Su questo punto pare non vi sia alcuna soluzione, né programmazione. Non ricordiamo a mente un Natale cosi triste, segnato da una crisi economica senza precedenti alla quale si è aggiunto un sostanziale abbandono di chi dovrebbe guidare la comunità. In un contesto così drammattico e preoccupante, il dibattito pubblico si è trincerato in una banale e surreale discussione su poltrone da assegnare, e su partiti ipoteticamente da valorizzare.
Bisogna capire a questo punto, se davvero Rosarno è difficile da governare, e quindi c’è neccesità di avere una squadra amministrativa al completo, oppure se per “per ragion di stato” o di equilibrismo politico si debba fare a meno di un assessorato importante come quello all’Urbanistica. Temiamo a questo punto che tra “ultimatum e penultimatum”, crisi minacciate e sfaceli promessi, sicuramente non avremo né il nuovo assessore , né Sel avrà l’agognata valorizzazione della sua presenza in maggioranza. Queste brevi considerazioni per confermare la nostra preoccupazione nei confronti di un’amministrazione, che, tanto per cominciare non produce atti importanti da molto tempo, ma soprattutto si conferma incapace di governare. Ci tocca assistere sgomenti, a sceneggiate “democratiche” nel partito di maggioranza relativa, che si accapiglia per una competizione in cui l’affluenza è stata drammaticamente bassa (121 voti), invece di preoccuparsi del fatto di essere il circolo territoriale con minor appeal di tutta la Piana, nonostante un sindaco dirigente provinciale.
Un partito dalla porta girevole, in cui gli autosospesi non solo tesserano i parenti ed esprimono “un voto di protesta”, ma addirittura parlano da dirigenti, spodestando, di fatto, il direttivo. All’origine della paralisi c’era la presunta candidatura del Sindaco al Parlamento, ma a meno che Bersani non abbia deciso di nominarla Ministro, sarebbe oggi opportuno più che mai, che si dedicasse esclusivamente al ruolo per il quale è stata eletta. Pertanto, visto che la tanto attesa primavera non è sbocciata, considerato che il paese versa in una crisi quasi irreversibile in materia di decoro urbano, programmazione e persino odinaria amministrazone stentata, probabilmente è arrivato il momento, anche in ragione di una maggioranza risicata e di uno scollamento totale tra il Palazzo ed il sentire comune, di ammettere il totale fallimento di quest’esperienza e passare la mano.