APPRENDO con stupore e sconcerto quanto dichiarato dal colonnello dei carabinieri Giardina durante l’ultima udienza del processo Meta. Ciò perché quest’ultimo non si è limitato ad illustrare le risultanze dell’attività di indagine svolta, ma ha spacciato per tali delle, per come da lui stesso definite, “deduzioni investigative del suo ufficio”. E infatti, partendo dalla lettura di alcune intercettazioni captate, ha costruito un teorema accusatorio ai miei danni non avvedendosi, nella cieca volontà di accusarmi a tutti i costi, di riportare circostanze smentite proprio da quelle verità storiche e processuali che lui stesso avrebbe dovuto ben conoscere. Appare alquanto strano che costui mi addebiti rapporti con una presunta lobby i cui componenti sono sempre stati in netta opposizione con il sottoscritto. Ciò non è una mia affermazione, ma è quanto accertato in altro procedimento penale celebrato presso il Tribunale di Catanzaro. Basta leggere, sul punto, le pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip dott. Baudi nell’ambito del procedimento denominato “Caso Reggio” per comprendere come, nei periodi indicati da Giardina, ci fosse stata una chiara volontà da parte delle stesse persone da lui citate di eliminarmi politicamente.
Sono molteplici, infatti, le conversazioni riportate in quella ordinanza nelle quali questi ultimi ritengono il mio annientamento politico funzionale alle loro ambizioni. Ancora, non si comprende come il colonnello Giardina possa ignorare la corretta successione temporale indicando nella persona di un collaboratore di giustizia, il soggetto che mi avrebbe dovuto sostenere nella mia attività politica di sindaco, per conto della consorteria De Stefano. Appare alquanto singolare che Giardina non ricordi che lo stesso ha iniziato la sua attività di collaboratore nel febbraio del 2002, quando la mia prima elezione a sindaco è avvenuta nei mesi successivi. Ma, il tenore delle dichiarazioni non è un caso isolato. Solo qualche mese addietro, infatti, sempre nello stesso processo, il colonnello Giardina ebbe a dichiarare che il Comune di Reggio Calabria, al tempo in cui ero sindaco, realizzò un intervento di ristrutturazione in un edificio confiscato al clan Condello nel mentre al suo interno vi erano alcuni familiari. Le carte, che spero siano già in possesso della Procura, dimostrano l’infondatezza delle sue affermazioni.
Su tale tema, ripreso da altri organi di stampa il cui unico fine è quello di colpire la mia persona, ho intrapreso un altro procedimento per diffamazione nei confronti di una giornalista che risulterebbe molto vicina a Giardina. La gravità di queste affermazioni mi fa riflettere sul perché un uomo delle istituzioni e quindi dello Stato abbia tenuto un comportamento sprezzante ed oltraggioso dei valori che lui stesso dovrebbe rappresentare, non limitandosi alla lettura oggettiva dei fatti, ma dando giudizi di natura politica che ne hanno reso evidente la sua faziosità. Voglio evidenziare che parliamo di vicende che non mi hanno mai coinvolto dal punto di vista giudiziario. Nonostante quanto accaduto, la mia stima nei confronti dell’Arma dei carabinieri rimane alta ed immutata.