REGGIO CALABRIA – Prevenire è meglio che curare. Questo vecchio (e saggio) adagio non è la regola nel Bel Paese, piuttosto sembra essere l’eccezione, tanti e tali sono state le pagine nere che hanno visto, a causa dell’insipienza dell’uomo, sfortunati protagonisti uomini, donne, bambini, territori. Lo Stivale non si è particolarmente distinto, tutt’altro. E, cosa particolarmente grave, non pare averne il desiderio. A suffragare questa amara verità c’è, fra l’altro, il servizio di sorveglianza idraulica in capo all’Afor (che tuttavia nasce e dipende economicamente dai Lavori Pubblici) e di cui l’Afor ha solo la gestione, come da legge regionale 31/09 e successiva 52/09, la cui mission è stata ben identificata dall’Autorità di garanzia dello sciopero: “un servizio essenziale di pubblica utilità” in quanto preposto, tra le altre cose, al monitoraggio, controllo ed allerta finalizzata a prevenire ostruzioni, dovuti a scarichi abusivi di diverso materiale o di naturali depositi sedimentari, che possono determinare l’esondazione di torrenti e fiumare, nonché, in quanto servizio di polizia idraulica preposto a portare alla luce tutti gli scarichi fognari ed i macelli abusivi, le estrazioni di sabbia dai torrenti e tutti gli abusi che si perpetuano nelle fiumare che possono alterare l’habitat dei territori.
Tra le note dolens della sorveglianza idraulica spiccano, tra le altre cose, l’espletamento a “singhiozzo” di un servizio così peculiare (appena 3 volte alla settimana), nonché l’assenza, fino alla fine dell’anno, di risorse economiche per gli attuali trecento (300) lavoratori, peraltro impiegati con contratti part – time. Queste gravi discrasie rischiano di produrre pesanti conseguenze per i territori, le popolazioni e le maestranze. Urge un cambio di passo. Che permetta di abbandonare la ” somma urgenza” con cui in genere viene gestito l’evento, in quanto ciò non evita le catastrofi ed i morti innocenti, per giungere ad una seria ed oculata azione preventiva. Parimenti chiediamo nell’immediato una variazione di bilancio per continuare ad erogare il servizio fino a dicembre, garantendo così il salario alle maestranze, che giova ricordare, grazie all’elevato grado di competenza e professionalità che le caratterizza, hanno dato vita ad un lavoro di progettazione che ha consentito alla Regione Calabria lo sblocco immediato di 30 milioni di Euro dei 280 milioni di Euro da parte del CIPE per la tutela del dissesto Idrogeologico. Siamo al cospetto di un servizio dall’alta produttività a fronte di una spesa minima, che dovrebbe essere implementato (e non mortificato) nel supremo interesse della collettività.