CON LO SPIRARE delle elezioni politiche si è aperto il borsino delle cadreghe e dal portone di Palazzo Campanella, in Regione, alcuni “cadetti” peregrineranno alla volta di Roma mentre altri “novizi” si ritroveranno a rimpasto nella compagine del consiglio regionale che si rinnova così per 6/52. Anche il consiglio regionale ha voluto dare il suo immancabile contributo di personalità alla più alta assise italiana con un drappello di esponenti di maggioranza ed opposizione. Tra gli eletti calabresi, infatti, trovano posto Pietro Aiello già assessore regionale all’Urbanistica, Antonio Caridi, assessore regionale con delega alle Attività produttive, Giovanni Bilardi, capogruppo di “Scopelliti Presidente” a Palazzo Campanella, Demetrio Battaglia (vicepresidente della Commissione speciale di vigilanza fino al 27 novembre 2012), Bruno Censore (fino ad oggi, vicepresidente della Commissione contro la ‘ndrangheta) e con la opzione di Vendola ad altro collegio elettorale, uno scranno andrà a Ferdinando Aiello, candidato per Sel, e fino al 27 novembre 2012 vicepresidente della Commissione “Attività sociali, sanitarie, culturali, formative”.
Non c’è da stupirsi se qualche eminenza grigia si stava già fregando le mani per l’inatteso rimpiazzo. Vediamo chi sono o potrebbero essere, a patto che gli aventi diritto non decidano diversamente. Si tratta di Pietro Crinò, attuale sindaco di Casignana (già coinvolto nell’inchiesta Black Garden) che dovrebbe subentrare a Giovanni Bilardi, in quanto primo dei non eletti nella circoscrizione di Reggio Calabria per la lista “Scopelliti Presidente”; nella circoscrizione di Catanzaro per il Pdl, Gabriella Albano al posto di Pietro Aiello; Tilde Minasi si dovrebbe insediare al posto di Antonio Caridi in quanto prima dei non eletti per il Pdl nella circoscrizione reggina e vecchia conoscenza – poiché già assessora all’Ambiente nella giunta comunale dello stesso Scopelliti; Demetrio Naccari Carlizzi, Pd, ritorna a Palazzo Campanella da consigliere di minoranza (e da indagato per il concorso all’ospedale di Reggio vinto “avventurosamente” dalla moglie, Valeria Falcomatà) dopo essere stato per due volte assessore regionale prima alle Infrastrutture e ai Trasporti e poi al Bilancio e al Patrimonio subentrando a Demetrio Battaglia, in quanto primo dei non eletti pidiellini nella città dello Stretto; Pietro Giamborino darà il cambio a Bruno Censore, ed anch’egli è una vecchia conoscenza di Palazzo Campanella già consigliere regionale nella precedente legislatura, per la circoscrizione di Vibo Valentia con il Pd, ma anche della magistratura che ha a suo carico in itinere un procedimento di indagine per reati vari.
E di ritorno si tratta anche per Damiano Guagliardi il già due volte consigliere regionale eletto a Cosenza dovrebbe prendere il posto di Ferdinando Aiello. Non si può dire che si tratti proprio di linfa nuova piuttosto di una pattuglia d’una vecchia guardia di politici di navigata esperienza che hanno unito l’utile al dilettevole e che il caso – e molto più ancora, l’influenza partitica – hanno voluto far ricomparire sugli scranni regionali. Ma di più fa riflettere la scelta di candidarsi degli avvenuti nominati: possibile che con cotante emergenze da trattare in Calabria – e per le quali si è richiesto il consenso con tanta enfasi alle ultime elezioni regionali – la priorità sia diventata improvvisamente occupare una poltrona “a tempo” in quel di Roma? Ed il debito morale che questa eletta classe dirigente ha assunto solennemente con i calabresi – rimasti col solito palmo di naso – per occuparsi e risolvere qualcuno dei tanti problemi che li attanagliano? Di colpo, contrordine compagni: solo quisquilie e pinzillacchere. Allora, tutto và ben madama la marchesa.Specie se in nome del popolo sovrano.