POLISTENA – L’appello a riappropriarsi del territorio è stato ampiamente accolto grazie alla sensibilità di tantissimi cittadini di Polistena che aderendo all’invito di don Pino Demasi, referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro, hanno invaso pacificamente una Piazza della Repubblica adornata dal richiamo delle bandiere di Libera e dello striscione dell’Istituto “Giuseppe Rechichi” per un sit-in di riflessione in particolare sui temi della legalità, del lavoro dell’accoglienza. E prendendo spunto dai fatti di Brindisi, a cui il “don” non ha mancato di fare richiamo rivolgendo un pensiero alla sfortunata Melissa Bassi, vittima innocente d’una violenza becera, si è passati al coinvolgimento visibilmente emozionato di una rappresentanza di ragazzi del Rechichi, che accompagnati dal preside prof. Giovanni Laruffa hanno proceduto alla lettura di alcuni brani di riflessione.
All’incontro era presente anche una delegazione dell’amministrazione comunale nella persona del consigliere Francesco Mammola. Iniziando con la lettura appassionata di alcuni articoli della carta costituzionale, si è voluto proseguire con brani di don Ciotti, don Lorenzo Milani e dello stesso Presidente della Repubblica Napolitano. Il presule non ha mancato di richiamare al risveglio delle coscienze attraverso l’impegno a combattere la zona grigia che può risiedere in ognuno di noi.
Scambiando due battute con noi dell’Edp che eravamo presenti in piazza, ha riferito che questi incontri servono, oltre che per radicare il seme dell’antimafia, anche per una presa d’atto da parte dei giovani di queste situazioni, potendo rappresentare un dovere di coscienza degli stessi ragazzi. Nel congedare i presenti, don Demasi ha concluso riaffermando che i protagonisti del cambiamento è ciascuno di noi, e volendosi richiamandosi nuovamente a don Milani, il quale riaffermava la necessità del “I Care”, ha sottolineato l’importanza del “mi interessa” di cui ciascuno si deve appropriare per contrastare l’indifferenza. Una bella iniziativa che ha colto nel segno, per ribadire ancora una volta quanto il territorio possa e debba esser fatto nostro.