ROMA – Al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare; Premesso che: da molti anni la Pertusola Sud SpA di Crotone, la più antica fabbrica della Calabria, produttrice di zinco, germanio, indio e altri derivati, è oggetto di inchieste da parte della Procura della Repubblica di Crotone con riferimento allo smaltimento delle scorie, utilizzate come materiale da costruzione per la realizzazione di strutture pubbliche quali scuole e piazzali; la Pertusola Sud SpA ha cessato di esistere alla fine degli anni ’90 in seguito alla chiusura da parte dell’Eni, a causa dell’abbassamento dei livelli di rendimento sul mercato; le indagini della Procura sullo smaltimento dei rifiuti tossici, nel corso del tempo, ha messo in luce particolari inquietanti e ha imposto il sequestro dell’ intera area; per molti anni i bambini delle scuole elementari San Francesco, gli studenti dell’Istituto tecnico per ragionieri Lucifero di Crotone, quelli delle scuole elementari nel rione Pozzoseccagno di Cutro, ed i poliziotti della Questura di Crotone hanno giocato e lavorato sulle scorie di ferriti (zinco, piombo, indio, germanio, arsenico e mercurio), che rappresentano lo scarto industriale della Pertusola Sud SpA; nel settembre del 2008, nell’ambito dell’inchiesta denominata “Black’s mountains”, (che riguardava lo smaltimento delle scorie tossiche prodotte dallo stabilimento ex Pertusola, utilizzate per realizzare il conglomerato idraulico catalizzato, il materiale per costruire opere pubbliche), il sostituto procuratore di Crotone, Pierpaolo Bruni chiese il rinvio a giudizio per 45 indagati; per tutti l’accusa contestata dal sostituto procuratore fu di “disastro ambientale”. La stessa inchiesta portò al sequestro preventivo di diciotto siti a Crotone e in provincia, nel cui suolo sarebbero state interrate le scorie inquinanti; nel corso delle indagini, gli inquirenti avrebbero accertato che dal 1999 e per alcuni anni seguenti, le due ditte indagate avrebbero sotterrato nei loro cantieri più di 200 chili di «Cubilot», nome che evoca il forno all’interno del quale le scorie di ferriti venivano fuse; gli Operatori della Polizia di Stato, quadri dirigenti del Coisp, avevano denunciato le morti sospette di alcuni colleghi colpiti da tumori fulminanti alla base dei quali non esistevano, apparentemente, comportamenti sospetti che potessero condurre a tali estreme conseguenze.
Di fatto per anni i poliziotti in servizio a Crotone hanno lavorato in un sito che era sì posto sotto sequestro, ma per il quale non si avevano indicazioni precise sul cosa ci fosse nel sottosuolo e se quel qualcosa potesse essere addirittura nocivo e letale per la vita umana; dopo la chiusura da parte dell’Eni di alcune grandi fabbriche di Crotone quali Pertusola Sud SpA, Montedison e Enichem (oggi Syndial) nel 1999, non sarebbe stata avviata la bonifica dei siti industriali e sarebbero state, altresì, smaltite in modo illegale le scorie di produzione; nel 2012 si sono svolti a Crotone due processi penali nei confronti di Syndial e i suoi dirigenti accusati di omicidio plurimo colposo aggravato e di disastro ambientale per aver smaltito illegalmente elementi tossici quali arsenico, antimonio, cadmio, vanadio, piombo, rame e zinco – come riscontrato con relazione tecnica di Environ Italy srl; la contaminazione del territorio è stata altresì confermata dalle indagini svolte dalla Procura della Repubblica di Crotone, sfociate nel procedimento penale n.1138/R.G.N.R., che hanno acclarato l’esistenza di vaste discariche non autorizzate di rifiuti tossici e nocivi, a seguito dello smaltimento di scorie di produzione all’interno dello stabilimento Pertusola Sud SpA, sotto i piazzali degli istituti scolastici e della questura nonché nel mare; quelli emersi sono dati inquietanti, soprattutto se si considera che è in continuo aumento il numero di decessi per malattie tumorali tra gli abitanti di Crotone; in un territorio dove importanti sono gli interessi dell’ENI soprattutto nel campo dell’estrazione di gas metano – con 9 postazioni che assicurano il 15% della produzione nazionale – non si registra nessun intervento del Governo che imponga all’Eni un’integrale bonifica delle aree contaminate così da salvaguardare la salute dei cittadini e creando, al contempo, nuove prospettive di sviluppo e di occupazione; lo scorso 16 ottobre 2012 è arrivato il proscioglimento di tutti e 45 gli imputati al termine dell’udienza preliminare che si è tenuta davanti al gup di Crotone chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura nell’ambito dell’ inchiesta su indicata, l’Interrogante chiede di sapere: quali siano i provvedimenti adottati, negli anni, dal governo riguardo al caso narrato in premessa, quanti siano i casi di morte ricollegabili ai fatti in premessa e quanti, fino ad oggi, gli appartenenti alla Polizia di Stato che sono stati colpiti da patologie per le quali non possa essere escluso il nesso di causa con la permanenza nei locali e negli uffici della questura di Crotone, contaminati da materiali inquinanti; quali provvedimenti siano stati adottati per preservare la salute dei cittadini e l’integrità ambientale delle aree contaminate del crotonese; se le aziende individuate nel corso delle indagini svolte dalla squadra Mobile di Crotone intrattengano ancora rapporti con le amministrazioni dello Stato e quali siano stati i rapporti, nel caso concreto.