IL VIA LIBERA dato dal Ministero dell’Ambiente circa l’inizio delle procedure per il collocamento del rigassificatore a S. Ferdinando, piana di Gioia attraverso il consenso finale della valutazione d’impatto ambientale, dev’essere colto come una nuova opportunità di lavoroe di sviluppo del territorio e non mistificato ad ogni costo e bollato come inutile se non addirittura dannoso. Finiamola con la retorica un tanto al chilo, e cominciamo a pensare che è opportuno dare un senso ed un perché alla già avvenuta devastazione del territorio prodotta più di 30 anni or sono con la cancellazione di un intero paese (Eranova) e con la triturazione di migliaia di alberi da frutto a favore d’un insediamento industriale che di fatto, per un motivo o per un altro, non è mai decollato. Si prenda atto che così stanno le cose. Un motivo aggiuntivo per plaudire alla volontà di creare qui il rigassificatore consiste anche all’intensificazione dei traffici marittimi,dei trasporti terrestri e dell’indotto che ne deriverà: si calcola che i soli cantieri valgano 1000 milioni di euro di investimenti
privati e che ben 600 addetti saranno destinati nella gestione dell’opera e nei servizi necessari al funzionamento del terminale. Oltre al lavoro occorrente per la costruzione e per il mantenimento della struttura, la stessa a règime avrà una portata pari a 12 miliardi di mc di gas, un decimo del fabbisogno nazionale. Tra l’altro, Il progetto prevede non solo la realizzazione dell`impianto ma anche tutta una serie di opere indotte e collegate, quali il pontile di attracco delle metaniere e la piastra del freddo. Le strutture di genere sono in realtà impianti, terrestre o offshore, che permettono di ripristinare lo stato fisico aeriforme di un gas che è stato liquefatto alla fonte per trasportarlo via nave riducendone il volume per poi, al bisogno, essere immesso nella rete di distribuzione nazionale. Si tratta di impianti indispensabili per una nazione non produttrice quale la nostra in quanto essi sono la fonte-sebatorio da utilizzare in momenti particolarmente difficili di reperimento della materia od anche per calmierare il mercato, oltreché rappresentano la riserva strategica su cui contare per un equilibrato rapporto tra approvvigionamento e consumi. Attualmente in Italia sono attivi due rigassificatori: uno offshore al largo di Rovigo con una capacità da 8 miliardi di metri cubi e l’altro a Panigaglia, in provincia di La Spezia con una portata di 2 miliardi di metri cubi. Mentre in Toscana è in costruzione un impianto a circa 22 chilometri a largo della costa tra Livorno e Pisa per una capacità di rigassificazione pari a 3,75 miliardi metri cubi. Ma già nel mese di luglio dell’anno scorso si era sbloccato l’iter per la costruzione del rigassificatore di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, per un investimento di 800 milioni di euro. E fù del marzo 2011, l’annuncio circa la conclusione positiva della valutazione di impatto ambientale per il rigassificatore di Brindisi, che permane tutt’ora in attesa della fase più meramente progettuale. Allora mettiamoci d’accordo. In un paese che incorre
continuamente nell’emergenza energetica, vogliamo o no cercare di fare un passo avanti avendo come contropartita la possibilità di creare occupazione e sviluppo? Forse è giunto il tempo che i veti incrociati cadano e che si riesca a guardare finalmente oltre il dito, puntando, una volta tanto, alla luna. Giuseppe Campisi.
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Stop polemiche sul rigassificatore di Gioia Tauro. Possibilità di sviluppo ed occupazione per la Piana da non sciupare11/02/2012 | Giuseppe Campisi | Edicola di Pinuccio