REGGIO CALABRIA – La questione che si apre all’indomani della notizia del rigetto del reclamo sul provvedimento d’urgenza volto a recuperare la quota delle Progressioni Economiche Orizzontali (P.E.O.) corrisposte nel corso degli anni deve essere affrontata con grande equilibrio e saggezza. Non deve infatti sfuggire a nessuno quali sarebbero le conseguenze per circa un migliaio di famiglie reggine nell’ipotesi di una decurtazione coatta delle somme. In attesa delle decisione di merito sulla questione P.E.O. da parte dell’Autorità giudiziaria il Partito Democratico reggino ritiene che non sarebbe opportuno procedere alla trattenuta sugli stipendi degli impiegati comunali. E’ legittimo infatti ritenere che qualora la terna commissariale di Palazzo San Giorgio a partire dal prossimo mese di agosto desse mandato ai propri uffici di trattenere una parte dello stipendio dei dipendenti si abbatterebbero sul Comune di Reggio Calabria migliaia di ricorsi all’autorità giudiziaria tesi ad ottenere la restituzione delle somme e in caso di soccombenza dell’Ente il Comune si troverebbe costretto a pagare una cifra ben più cospicua di quella che oggi intende recuperare. La scelta dell’amministrazione a guida Arena di iscrivere a bilancio i circa 22 milioni di euro da recuperare presso gli impiegati comunali al fine di scongiurare il rischio della dichiarazione di dissesto, se da un lato ha confermato il rapporto creativo e disinvolto che il centro destra reggino ha avuto con le finanze pubbliche comunali, dall’altro ha provocato l’effetto di confondere ruoli e responsabilità di questa intricata vicenda.
Sarebbe stato certamente meglio per la città che la questione fosse chiarita già nella fase in cui le contestazioni degli ispettori del Tesoro furono evidenziate e rese pubbliche. Ad ogni modo, non si comprende bene quale possa essere stata la responsabilità degli impiegati comunali durante tutta la fase della contrattazione a fronte di un imponente impegno da parte di dirigenti, sindacati e vertici dell’amministrazione. Appare quasi grottesco che a pagare le conseguenze di un atto che si ritiene illegittimo siano proprio gli anelli più deboli della catena, senza la benché minima valutazione delle responsabilità che si pongono “a monte” della corresponsione della P.E.O.. La stessa parte politica che governava la Città di Reggio fino all’arrivo dei Commissari ha posto sullo stesso piano il semplice impiegato comunale che ha percepito piccole somme previste dal proprio contratto di lavoro e una pletora di funzionari di passaggio dal Comune di Reggio Calabria pagati e strapagati per attività e premialità estranee alle previsioni contrattuali dell’Ente e di cui talvolta si stenta a percepirne la reale utilità. Riteniamo che anche su questo aspetto della vicenda vada fatta opportuna chiarezza al fine di distinguere chi ha semplicemente acquisito un diritto contrattuale da coloro che hanno lucrato realmente alle spalle del Comune. Per ripartire Reggio ha bisogno prima di tutto di verità e di non dimenticare di chi sia la responsabilità dello sfascio sociale e finanziario in cui viviamo.