ORMAI E’ FATTA. DA MARTEDI PROSSIMO gli uffici del Tribunale di Palmi, sede di Cinquefrondi, non possono ricevere più nuove iscrizioni a ruolo per le cause; in termini meno burocratici, i giudizi instaurati dopo il 2 aprile sono dirottati alla Sede di Palmi. In termini medici, potrebbe parlarsi di avvio del meccanismo di distacco delle macchine vitali. Tutto – eccetto la puntuale comunicazione dell’Edicola, che ha pubblicato il provvedimento del presidente del Tribunale – è passato sulle nostre teste. In primis, di chi ha ricevuto il mandato di tutelare e promuovere gli interessi del paese; e, a seguire, dei vari soggetti coinvolti.
Eppure, leggo che in qualche cittadina non troppo lontana – Melito Porto Salvo – si sta tentando di chiedere l’ attuazione dell’ art. 8 del decreto legislativo 155, che consente – in via provvisoria e momentanea – il mantenimento degli uffici per un periodo non superiore a cinque anni; leggo di ricorsi e giudizi proposti da enti locali; leggo di un coinvolgimento della Corte Costituzionale. Apprendo – direttamente, dalla sorgente – che un attento avvocato – non di Cinquefrondi e quindi non ispirato da motivi campanilistici – ha cercato di contattare e convincere il sindaco su alcuni aspetti e profili, proponendo anche lo svolgimento di una manifestazione pubblica sull’ argomento; e, quindi, di impugnare il provvedimento di chiusura. Ovviamente ha cercato, perché, per quanto riferito, ancora oggi si attende la risposta. Comprendo la estrema criticità del momento che viviamo; condivido e sostengo che un sistema amministrativo borbonico non può reggere al processo telematico; e non voglio far parte del gruppo di pastori erranti che cantano alla luna.
E però possibile che il pungolo provocatorio dell’Edicola lasci nell’ oblio e nell’indifferenza chi, per impegno pubblicamente assunto, dovrebbe guidarci ed essere avanguardia per la crescita del territorio ? Possibile che i due incontri letterali ultimi non abbiano portato a delle domande? Che Aldo Libri e Filippo Veltri non abbiano, al di là degli orientamenti politici, lasciato pensieri? Se poi correlo il problema (del Tribunale, o della Comunità Montana, o della Pedemontana, ecc.) alle battaglie tra assessori che si contendono gli abiti del sindaco, ormai sacrificato sull’altare; se poi rivedo nella mente gli ordini del giorno del Consiglio comunale; se poi rifletto sulle discussioni e diatribe tra amici del Pd e di Prc circa il sostegno degli abiti talari; allora afferro il vero problema, che è vivo in ognuno di noi. Parlare (da soli, di fronte allo specchio, a mò di colombi oppure in pubblico, davanti alle platee sterminate) è facile; lavorare in termini propositivi è difficile. Se è così, cercando di fuggire da questo circolo vizioso, ricordando il motto di Maometto e della montagna, perché il sindaco, gli assessori, i consiglieri comunali non vanno ad impegnarsi concretamente, come sta avvenendo in altri posti, con deliberati, petizioni, ricorsi?
E, andando oltre, perché noi cittadini non chiediamo al Consiglio comunale un momento positivo e costruttivo, di orgoglio, proponendo una petizione? Perché dall’Edicola non parte un appello: che subito venga indetta dal sindaco una riunione in assemblea di tutti gli enti compresi nel circondario della defunta sezione del tribunale per chiedere pubblicamente al presidente del Tribunale di Palmi di valutare concretamente, con l’apporto di chi vive il territorio e l’ufficio (a partire dagli impiegati del nostro tribunale, lodati per l’impegno in tutta la regione), la possibilità di deroga ex art. 8; e ancora che si accolga la proposta di ricorrere, tutti i Comuni interessati, avverso la eutanasia del nostro ufficio. I cinque anni di deroga non sono il farmaco salva vita; ma a cittadine agonizzanti, in territori oppressi e depressi, una boccata di ossigeno (e di speranza) forse può aiutare.
Ringraziamo l’avvocato Manfrida per il suo intervento, al quale aderiamo in pieno, impegnandoci a rilanciare la mobilitazione in difesa della sede di Cinquefrondi del Tribunale. (Edp)