REGGIO CALABRIA – Abbiamo, incredibilmente, appreso che una delicatissima disposizione della Prefettura in materia di interdizione antimafia non è stata recepita e, addirittura, è stata messa in discussione dall’amministrazione comunale di Reggio Calabria. Un comportamento illecito che somiglia ad un vero e proprio sovvertimento dei poteri dello Stato democratico. Ma, andiamo con ordine. E’, ormai, evidente che lo sfascio del Comune di Reggio colpisce pesantemente le scuole reggine e il diritto, costituzionalmente garantito, allo studio. L’ultima perla di questa catena infinita di disfunzioni, incapacità, impegni disattesi e promesse mancate è rappresentata dalla vicenda interminabile che riguarda i lavori per la messa in sicurezza di 6 importanti scuole reggine, vale a dire: Nosside di Ravagnese, Cassiodoro di Pellaro, Lombardo Radice di Catona, Salice di Catona, Gallico Marina e Montalbetti di Reggio). Scopriamo adesso, dopo oltre 4 anni, che i lavori erano statti appaltati ad un’impresa che è stata interdetta dalla Prefettura e non ha, quindi, ottenuto l’indispensabile certificazione antimafia. Ma l’aspetto ancora più grave è che il Sindaco e la Giunta Comunale hanno “stranamente” perso oltre sette mesi per compiere un semplice atto dovuto e assolutamente non-rinviabile.
Risulta quantomeno strano che al Comune abbiano perso ben 7 mesi per fare quella che loro chiamano “una complessa valutazione di tutti gli elementi acquisiti mediante gli accertamenti disposti per il tramite delle forze di Polizia”. Ciò sta a significare che gli amministratori del Comune di Reggio Calabria si sono abusivamente arrogati un diritto che nessun comune può avere: quello di sindacare perfino l’operato della Prefettura in materia di rilascio di certificazione antimafia. Come se il Comune potesse, addirittura, decidere arbitrariamente di affidare lo stesso i lavori alla ditta interdetta dalla Prefettura, cosa che non è assolutamente possibile. In effetti, non si capisce perché l’amministrazione comunale abbia aspettato 7 mesi per compiere il banale atto dovuto di rescissione del contratto con la ditta interdetta. Purtroppo la spiegazione, nella sua tragica drammaticità, è semplice: ormai le infiltrazioni mafiose nel Comune di Reggio sono arrivate a tal punto che si è giunti, forse, a pensare di poter anche distorcere la legge per favorire imprese in odore di mafia.
Sta di fatto che sono stati buttati altri 7 mesi mentre le scuole vivono in una condizione di enorme disagio, in cui cresce ogni giorno il rischio per la sicurezza e l’incolumità degli alunni, dei docenti e del personale scolastico che è impegnato a svolgere la propria attività in questi plessi scolastici che hanno una popolazione di molte migliaia di alunni. Inoltre, per esclusiva responsabilità della giunta Arena, le famiglie degli studenti sono costrette, proprio in questi giorni, a pagare tutti i libri scolastici, a partire da quelli delle scuole elementari, poiché i librai e gli agenti editoriali vantano un credito di quasi un milione di euro per le forniture del vecchio anno scolastico. Una situazione paradossale che rappresenta la negazione del diritto allo studio: un diritto garantito dalla Costituzione del nostro Paese che, vergognosamente, non trova applicazione, solo e soltanto, a Reggio Calabria. Anche questa vicenda costituisce una nuova palese certificazione del livello delle penetrazioni e delle infiltrazioni mafiose nel Comune di Reggio Calabria. E’, pertanto, necessario chiudere rapidamente il “modello-Reggio”: un fallimentare e putrido sistema di potere che ha distrutto e raso al suolo la città provocando una bancarotta etica., morale e finanziaria.