A breve distanza da “Il principio passione”, Vito Mancuso torna con un nuovo libro tutto incentrato sull’Amore, che analizza nelle sue molteplici sfaccettature.
Cos’è l’Amore?
Da dove viene quel sentimento “che introduce il caos nel sistema ordinato dell’individuo”, quel “qualcosa di inaspettato e… doloroso, di imprevisto e non voluto, e soprattutto tale da sconvolgere e rivoluzionare l’esistenza”? Cosa c’è all’origine di questo tsunami sentimentale e fisico?
Molto vicino alle fiamme dell’inferno, per le sue posizioni spesso divergenti dal magistero ufficiale della Chiesa cattolica, il noto teologo risponde a questi interrogativi declinando il sentimento in tutte le sue manifestazioni e varianti: il rapporto corpo-psiche-spirito, cioè tra eros (l’amore erotico), phìlia (l’amore psichico), agàpē (l’amore spirituale); e in tutte le sue messe a fuoco: l’amante, l’amato, l’amore.
È più importante amare o essere amati? Essere il soggetto passivo o quello attivo?
È più pregnante il termine italiano “innamorarsi”, con la desinenza “in” che indica il movimento di “andare verso l’amore”, oppure l’inglese “fall in love”, la cui traduzione letterale è ‘cadere in amore’, e il francese ‘tombeur amoureux’, ‘cadere innamorato’ ?
Amore sia verso gli altri che verso la natura, amore verso il divino e verso se stessi (con la dovuta distinzione tra amor proprio e amor di sé), il risultato è la constatazione che l’amore vero e puro provoca trascendenza e trasfigurazione.
E Mancuso fa tutto questo con il suo stile: si rifà al mito, alla storia, alla filosofia, alla religione, snocciola dati.
Fonti bibliche alla mano, il Professore mostra i lati oscuri del dogma cattolico, ne svela le posizioni statiche e sterili, consegna a tutti noi un prezioso vademecum ‘cattolico’, nel suo significato genuino – sganciato da qualsiasi influenza religiosa – di ‘universale’.
Lo fa tentando di riportare ordine in una ambiente in cui da troppo tempo regna il disordine.
Critica la miopia cattolica sui temi della sessualità e dell’omoaffettività. Cecità che impedisce di considerare come si sia in presenza del più alto risultato del logos divino: l’uomo! Che sia di sesso maschile o femminile, che abbia una sessualità orientata in un modo piuttosto che nell’altro, tutti gli uomini sono portatori di vita, non tanto nel senso biologico di procreatori, bensì in quello più sacro di crescita personale, realizzabile grazie all’amore: “l’amore non si fa e non si ha, ma si è” in quanto “l’amore è il principio costitutivo dell’essere, lo è in quanto desiderio”.