ROMA – Job Act, n.”6. Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.” La dirigenza dello Stato, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e delle Agenzie fiscali vuole la piena responsabilità della gestione della Pubblica Amministrazione. “Noi dirigenti di Unadis – afferma il segretario generale, Barbara Casagrande – da anni insistiamo per poter avere – sulla base di atti di indirizzo chiari – obiettivi reali, concreti e misurabili nelle nostre amministrazioni”. “La valutazione oggettiva dell’attività svolta, il riconoscimento del merito in ottica premiante, la trasparenza sia dei criteri per il conferimento degli incarichi sia delle retribuzioni, la rotazione degli incarichi, la valorizzazione della professionalità e della competenza e la selezione comparativa dei migliori sono i nostri cavalli di battaglia”.
Il sistema attuale – che già prevede contratti di incarico a tempo determinato per i dirigenti – non sempre garantisce tutto ciò: Unadis è d’accordo sulla necessità di migliorare l’assetto vigente. Per questo motivo i dirigenti dello Stato hanno già dato suggerimenti su come attuare una vera “spending review” ed hanno formulato proposte in tema di anticorruzione e di efficienza amministrativa, per garantire la celerità dei pagamenti alle imprese e snellire i procedimenti di appalto, ad esempio. “Vediamo per primi, lavorandovi tutti i giorni, – prosegue Casagrande – i limiti delle nostre pubbliche amministrazioni, ma anche le potenzialità e le risorse in esse presenti. UNADIS ha verificato la verità insita in molti studi di organizzazione aziendale: chi sa di poter investire la propria esistenza in un proficuo impegno professionale a tempo indeterminato è spesso più motivato, opera con un respiro più ampio, offre proposte e soluzioni di medio-lungo periodo e investe in formazione meglio di chi sa che per poco farà parte di una struttura”. In particolare ciò avviene nel settore pubblico, in cui è, di norma, molto forte lo spirito di servizio alla Nazione.
Siamo d’accordo: esiste una cd “casta” di “burocrazie ministeriali” (ma anche regionali e locali!) alla guida degli uffici di diretta collaborazione e delle strutture di missione – e composta non da Dirigenti! – che vuole esautorare la dirigenza gestionale e di carriera del suo proprio ruolo. Ma sostituirla con una “casta” di “yes man – yes woman” non pare affatto la corretta soluzione. Per UNADIS, un limite invalicabile – uno solo- nella riforma della dirigenza pubblica c’è: la difesa dell’imparzialità della funzione e della distinzione dalla politica. Partiamo da qui, e avremo davvero una Pubblica Amministrazione e una classe dirigente del Paese degna del Terzo Millennio.